Passaggi ravvicinati: da Apophis a Rosetta
INTERVISTA 7-2007. Recentemente è ribalzato sulla stampa l'allarme per un possibile impatto con il nostro pianeta, nel 2036, dell'asteroide Apophis, che porta il nome della divinità egiziana della distruzione. Come stanno le cose?
Oggi si stima che il 13 aprile 2036 Apophis avrà una probabilità di 1 parte su 45000 di colpire la Terra. Si tratta di una probabilità relativamente alta, ma certamente non si può dire che un allarme sia giustificato. È più che giustificato, invece, che vi sia la massima attenzione da parte delle Nazioni Unite e delle agenzie spaziali attraverso di esse, affinché eventi come quello di Apophis non ci colgano impreparati.
Nel caso di Apophis, e in generale della maggior parte degli asteroidi scoperti da poco, la sua orbita è ancora piuttosto incerta, per cui le previsioni sono destinate a cambiare in futuro. Certo è che intersecherà l’orbita della Terra più di una volta nel corso dei prossimi decenni, perché è un asteroide che orbita intorno al Sole lungo un’ellisse che ha il semiasse maggiore inferiore alla distanza Terra-Sole.
Bisogna aggiungere che sono difficilmente prevedibili anche gli effetti di un impatto: dipendono dal materiale di cui è costituito un asteroide, dall’angolo di entrata in atmosfera e così via. Le stime della NASA parlano di un’energia di 400 Megatoni, equivalenti a circa 25mila bombe nucleari come quella esplosa a Hiroshima o circa il doppio di quella dell’eruzione vulcanica che nel 1883 distrusse i due terzi dell’isola di Krakatoa e che è rimasta celebre.
Spesso vengono dati allarmi che rientrano poco dopo. Perché le previsioni sugli impatti di asteroidi vengono modificate così spesso?
Perché per calcolare l’orbita di un asteroide occorre innanzi tutto stimare la sua velocità e la sua posizione. Entrambe misure che non sono affatto semplici. Occorrono invece una serie di misure nel tempo che, nel loro insieme, ci permettono di stimare i parametri orbitali.
Per esempio di Apophis si era già parlato molto all’epoca della sua scoperta, nel dicembre 2004, quando sembrava destinato a passare molto vicino alla Terra nel 2029. La NASA era arrivata a stimare vi fosse una possibilità su 37 che desse luogo a un impatto con il nostro pianeta. Una probabilità così elevata che l’asteroide era stato classificato al livello 4 della “scala di Torino”, che misura la pericolosità di eventi di questo genere. Le dimensioni dell’asteroide erano state stimate in un diametro di circa 400 metri e una massa di circa dieci milioni di tonnellate. Poi in seguito a migliori misurazioni delle caratteristiche orbitali, l’allarme era rientrato. Tuttavia era apparso evidente che questo asteroide avrebbe continuato a orbitare intorno al Sole passando vicino alla Terra più di una volta negli anni a venire.
Prendendo spunto dal caso di Apophis, un gruppo di astrofisici, ingegneri e astronauti hanno proposto all'ONU di dotarsi di mezzi per un pronto intervento in casi come questo. Ma in che modo si potrebbe intervenire?
Ci sono tante proposte: quella più semplice, più hollywoodiana ma anche meno attraente è bombardare l’asteroide. Il rischio è che lo sciame dei frammenti sia altrettanto pericoloso dell’asteroide intero, perché più luoghi della Terra potrebbero essere colpiti.
La maggior parte delle alternative si concentra sul tentativo di modificare l’orbita dell’asteroide piuttosto che distruggerlo. Per esempio facendo esplodere bombe nucleari abbastanza vicino all’asteroide, in modo che l’enorme ammontare di radiazioni emesse dalle bombe possano modificare l’orbita del corpo. Ma anche questa proposta non appare convincente, perché l’asteroide potrebbe frammentarsi e originare il pericolo a cui accennavo prima.
Un’idea interessante e anche divertente, invece, è quella di modificare il colore dell’asteroide, per esempio dipingendolo di bianco, con della vernice ma anche con dello zucchero. Questo può funzionare se si interviene con molti anni in anticipo. L’orbita di un asteroide infatti non dipende solo dalla gravità del Sole e dei pianeti, ma anche dalla pressione della luce solare che l’asteroide assorbe, che a sua volta dipende dal colore dell’asteroide, appunto.
Infine, l’ultima proposta arrivata alle agenzie spaziali, è il cosiddetto “trattore gravitazionale”: si tratta di piazzare un’astronave di diverse tonnellate in orbita intorno all’asteroide. Sembra assurdo, ma in pratica si costruisce un “asteroide doppio”, che solo per il fatto di essere diverso da prima modificherà la propria traiettoria.
Anche l'Agenzia Spaziale Europea è naturalmente interessata a questi sviluppi. Quali sono i programmi attuali dell'ESA?
L’ESA ha dedicato una missione, la sonda Rosetta, allo studio approfondito degli asteroidi e degli altri corpi minori del sistema solare, le comete. Rosetta è stata lanciata nel marzo 2004: dopo un viaggio di oltre 10 anni, dopo aver incontrato e studiato due asteroidi (Steins nel settembre 2008 e Lutetia nel luglio 2010), raggiungerà la cometa Churyumov-Gerasimenko, la seguirà nel suo avvicinamento al Sole e vi farà calare anche una piccola sonda. Rosetta, visto che stiamo parlando di incontri ravvicinati, sarà protagonista di un incontro davvero ravvicinato con Marte, il prossimo 25 febbraio, quando sfilerà ad appena a 250 km dalla superficie del pianeta rosso. È un passaggio considerato critico, ma necessario: l’attrazione di Marte gli permetterà di cambiare velocità e direzione, in una delle tante carambole gravitazionali del suo lungo viaggio.
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas e Stefano Masi, si alternano nel discutere con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.