2006: l’anno internazionale dei deserti e della desertificazione
INTERVISTA 38-2006. L’ONU ha proclamato il 2006 anno internazionale dei deserti e della desertificazione. Lo scopo, naturalmente, è di porre all’attenzione pubblica uno dei fenomeni ambientali più allarmanti: l’avanzata, anno dopo anno, del degrado del territorio. Qual è la situazione della Terra vista dallo spazio?
Intanto vale la pena chiarire che quando si parla di desertificazione non si intende soltanto l’avanzata dei deserti, ma più in generale il degrado delle terre in terre aride. La desertificazione quindi non è limitata, come si potrebbe pensare, alle aree confinanti ai deserti ma - al contrario, interessa circa il 40% delle terre emerse a livello planetario e coinvolge indirettamente un miliardo di persone.
I fattori che portano alla desertificazione sono molti: il degrado del terreno può essere legato all’intervento, scorretto, dell’uomo: deforestazione, uno sfruttamento troppo intenso per la coltivazione o per il pascolo, irrigazioni mal pianificate o male gestite, con forti sprechi di acqua. Oppure al cambiamento climatico, che sia di origine antropica o meno.
Lo spazio fotografa questa situazione e aiuta a denunciare un problema a cui ci si interessa in modo organico da non molto tempo: solo nel 1994 che l’ONU ha varato una convenzione per combattere la desertificazione, che oggi è sottoscritta da oltre 190 nazioni. Nella convenzione si identificano cinque aree di intervento: Africa (considerata prioritaria), Asia, America Latina e i Carabi, l’area del Mediterraneo e l’Europa Centrale e Orientale.
Che cosa può fare un’agenzia spaziale come l’ESA su un tema così delicato?
Dallo spazio, per esempio attraverso i satelliti ERS-2 ed Envisat dell’ESA, è possibile misurare il livello di umidità superficiale del terreno, così come è possibile monitorarne l’utilizzo, per esempio controllando il tipo di coltivazione o l’entità di una deforestazione. Dallo spazio è possibile anche ottenere dati sulla evaporazione e sulla traspirazione del terreno, che aiutano nella gestione dell’acqua, che è una risorsa fondamentale.
Dallo spazio è possibile ricavare dati meteorologici e previsioni del tempo, che aiutano a programmare le attività agricole. Ed è possibile anche misurare movimenti del terreno di pochi millimetri, in modo da identificare quali bacini acquiferi sotterranei si stiano sgonfiando, per esempio perché si stanno essiccando.
La buona notizia è che, se si interviene immediatamente, il territorio può essere salvato, almeno nel medio, lungo termine. Dunque i dati ottenuti dallo spazio hanno un significato profondo e operativo. La cattiva notizia è che si tratta di interventi che richiedono molta organizzazione, una forte spinta dal basso, una elevata maturità politica sia a livello centrale che nei cittadini. Ed è chiaro che questo è un fattore limitante, anche perché la desertificazione colpisce molti paesi fra i più poveri del mondo, lasciati ai margini delle grandi decisioni internazionali, con una cittadinanza politicamente debole.
È chiaro che il problema della desertificazione richiede di una politica gestionale attenta e seria. Lo spazio può influenzare la politica, in casi come questi?
Certamente nessuno dei dati raccolti dai satelliti risolve in sé il problema. Però ciascuno va a costituire, insieme a rilievi sul territorio, un set di dati che è – nel suo complesso – il miglior strumento per capire alla radice quali sono i principali fattori di degrado del territorio, caso per caso.
Quando per esempio vengono prodotte mappe di rischio a livello regionale o nazionale, nelle quali sono evidenziate le zone a maggior probabilità di desertificazione, si pone in realtà un problema politico. Una mappa di rischio non traccia banalmente le zone che, per esempio, sono più a corto di acqua di altre. Traccia invece le zone pesando molti elementi diversi, il complesso dei quali determina il rischio.
Non voglio banalizzare troppo, ma può essere più a rischio di desertificazione una zona con acqua mal gestita e con sfruttamento intenso, di una zona con minori risorse di acqua, ma con una distribuzione delle risorse e una gestione attenta del territorio.
Quali attività concrete l’ESA sta sostenendo sul tema della lotta alla desertificazione?
A livello di attività spaziali, già nel 2001 l’ESA ha varato il progetto Desertification, che rientrava in un programma più vasto, TESEO (Treaty Enforcement Services using Earth Observation). TESEO era un studio per esplorare le potenzialità delle osservazioni da satellite per fornire agli utenti che operano sul territorio e alle autorità politiche elementi utili sia a livello decisionale che a livello operativo.
Con Desertification si voleva capire quanto, in che modo e in quale forma le immagini dallo spazio possono essere utili. Sono stati ulizzati data di molti satelliti: ENVISAT ed ERS-2 dell’ESA, gli statunitensi AQUA (EOS PM-1), TERRA (EOS AM-1) della NOAA, LANDSAT 5 e LANDSAT 7 della NASA, e il satellite francese SPOT 4.
Oggi l’ESA finanzia il programma DesertWatch, che coinvolge Italia, Grecia, Portogallo e Turchia. Dati sul territorio come quelli che abbiamo menzionato prima (umidità, evaporazione, riflettività, temperatura, polverosità) vengono combinati con sistemi di informazione geografica e danno luogo a strumenti di conoscenza e gestione del territorio.
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas e Stefano Masi, si alternano nel discutere con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.