ESA: i miei primi trenta anni
INTERVISTA 18-2005. A fine maggio l’Agenzia Spaziale Europea compie trenta anni di attività: ha un budget di 2977 milioni di euro e uno staff permanente di 1907 persone. Ma quale è la posizione dell’Europa, nel contesto delle potenze spaziali?
Dal punto di vista delle attività di esplorazione dell’universo e di osservazione della Terra, ESA NASA, JAXA (Agenzia Spaziale Giapponese) sono probabilmente le agenzie principali, mentre per quanto riguarda il volo umano è la Russia a dominare il settore, considerando che lo Shuttle non è ancora operativo e che la Cina, nonostante i recenti successi, è ancora all’inizio della fase di sviluppo. Nonostante questo, l’ESA ha accumulato 38 voli di astronauti europei, collaborando sia con USA che con Russia.
Dal punto di vista delle attività puramente di lancio, includendo quindi anche i lanci di satelliti militari, di cui l’ESA non si occupa, ancora oggi dominano Stati Uniti e Russia.
Per i prossimi anni, l’ESA dovrebbe però giocare un ruolo chiave a livello europeo, poiché, stando al Libro Bianco sulla Politica Spaziale Europea, adottato nel novembre 2003, lo spazio dovrebbe diventare un settore strategico per l’Unione Europea.
Il problema, in realtà, è che la Commissione Barroso per il periodo 2007-2013 ha previsto finanziamenti del tutto insufficienti. A volte si ha l’impressione che la classe politica europea non abbia ancora capito che il progresso tecnologico e scientifico può essere trascinato anche dalle nostre capacità di sviluppo nel settore spaziale. E questa incomprensione è strana: oggi stiamo vivendo una crescita enorme nelle attività spaziali di Cina e India, mentre il Brasile, che pure è stato coinvolto in alcuni brutti incidenti di percorso, si sta facendo largo in America Latina. Questo significa che lo spazio è destinato a essere sempre più popolato e la concorrenza sempre più agguerrita.
La sfida dello spazio è una sfida ad alto contenuto di tecnologia. In Europa abbiamo la tecnologia necessaria per affrontare i prossimi anni?
Uno dei ruoli più importanti che l’ESA ha giocato a livello europeo in questi trent’anni è stato proprio la spinta all’innovazione tecnologica che ha esercitato sulle industrie europee, sugli istituti di ricerca, sulle capacità ingegneristiche dei paesi membri.
Specialmente per quanto riguarda lo sviluppo dei lanciatori, gli USA sono sempre stati estremamente chiusi e non disponibili alle cooperazioni. D’altra parte, oltre alle ovvie ragioni di sicurezza, lo spazio è diventato sempre più un ambiente di competizione commerciale. Gli USA hanno quindi seguito coerentemente la politica di non passare le informazioni fondamentali e di tenersi stretta la tecnologia sviluppata in casa.
L’Europa, quindi, ha dovuto reinventare la tecnologia necessaria al volo spaziale per proprio conto, almeno parzialmente. L’ESA ha avuto il merito di recuperare le risorse finanziarie necessarie, di programmare lo sviluppo tecnologico e di muovere le risorse umane di un intero continente.
Quello dei lanciatori, cioè dei razzi-vettori che garantiscono l’accesso allo spazio è indubbiamente un settore critico. Siamo competitivi da questo punto di vista?
Lo sviluppo delle capacità che garantissero l’accesso indipendente allo spazio è stato uno delle priorità che le prime organizzazione spaziali europee cercarono di darsi fin dall’inizio degli anni ’60, con qualche anno di ritardo rispetto alla NASA, che fu fondata nel ’58, sotto la spinta della preoccupazione destata nel mondo occidentale dalla messa in orbita dello Sputnik, nell’ottobre ’57.
A oggi il maggiore successo dell’ESA in questo settore è stato l’Ariane4, che per gli anni in cui è stato operativo (dal 15 giugno 1988 fino al 15 febbraio 2003) è stato lanciato con pieno successo per 113 volte, e ha conquistato da solo il 50% del mercato globale dei lanci commerciali.
L’Ariane5 è stata l’evoluzione naturale dell’Ariane4, ma essendo un lanciatore più potente e massiccio risulta anche più dispendioso. C’è stata dunque la necessità di affiancare al poderoso Ariane5 altri vettori di lancio più leggeri, di costo minore.
Dal 2007 dallo spazioporto di Kourou potremo lanciare anche Soyuz russe. E sarà la prima volta che questo accade da una base che non sia Baikonur o Plesetsk. Si tratta di un lanciatore in grado di mettere in un’orbita di trasferimento geostazionaria un carico utile di circa 3 tonnellate, posizionandosi nella categoria dei lanciatori “medi”.
Vega, il cui lancio di validazione è previsto per il 2006, sarà invece il lanciatore più piccolo della famiglia europea, e potrà inserire in orbita di trasferimento satelliti con massa fino a circa 2000 kg, destinati a orbite finali di quote e inclinazioni diverse, da polari a equatoriali, a seconda della massa del satellite stesso. Con Vega l’Europa dovrebbe riuscire a proporre sul mercato lanciatori che costano circa il 15% in meno degli analoghi USA.
L’ESA promuove lo spazio e le tecnologie relative a fini esclusivamente pacifici. Quali sono i risultati più importanti in questi trenta anni?
Difficile nominare singole missioni o singoli aspetti. Direi che, in generale, la capacità di avere una strategia è stato il risultato più importante: oggi l’ESA si occupa non solo di astronomia ed esplorazione dello spazio, ma anche di utilizzo dello spazio per applicazioni di telecomunicazioni, come la telemedicina, o di navigazione guidata da satellite, con i progetti EGNOS, già attivo, e Galileo, che lo sarà nei prossimi anni. Allo stesso modo un grande impulso è stato dato alle missioni umane in orbita, come, d’altra parte, alle osservazioni satellitari della Terra, che oltre a permetterci di capirne di più del nostro complesso pianeta, possono permettere anche di gestire situazioni di crisi e di rischio.
A questo si aggiungono le missioni che sono alla base dell’esistenza stessa dell’ESA: l’esplorazione scientifica dell’universo. In questo ambito rientrano le grandi scoperte dei Telescopio Spaziale Hubble, delle missioni planetarie, dei molti telescopi per lo studio del cosmo che sono sensibili a luce diversa dalla luce visibile, ma che ci permettono di guardare l’universo con “nuovi occhi”. Per esempio per indagare fenomeni di enorme violenza, ma anche di grandissimo fascino, come per esempio i cosiddetti lampi di raggi gamma, sui quali solo oggi si stanno squarciando le nubi della nostra ignoranza di terrestri.
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.