Envisat e il Programma Living Planet
INTERVISTA 28-2005. Nei giorni scorsi la rivista Nature ha pubblicato una ricerca che mette in evidenza l’aumento da biossido di azoto sulla Cina. I dati sono stati ottenuti attraverso due satelliti dell’ESA, ERS-2 ed Envisat. Questi satelliti possono essere utilizzati per controllare le emissioni inquinanti dei singoli paesi?
Satelliti come Envisat possono certamente essere utilizzati per il controllo delle emissioni inquinanti, perché possono rivelare la presenza di molto composti chimici in atmosfera su vaste regioni e con una certa frequenza. È possibile quindi monitorare la variazione nel tempo delle emissioni.
Le complicazioni politiche di queste applicazioni sono evidenti, ma anche dal punto di vista scientifico la questione non è semplice ci sono anche complicazioni di natura scientifica. Non è sempre semplice capire, per esempio dalla rilevazione satellitare di un eccesso di biossido di azoto su un paese, come nel caso cinese, quale ne sia la causa. Le condizioni dell’atmosfera dipendono dalle climatiche dell’intera regione. La Cina, in questo senso, è un caso particolarmente chiaro, perché il suo boom economico e industriale è testimoniato da molti indicatori: nel giro di pochi anni, per esempio, è diventata il principale consumatore di rame, alluminio e cemento del mondo e il secondo maggiore consumatore di petrolio, che fra l’altro produce e importa in notevole quantità. Le previsioni indicano inoltre che la domanda di petrolio da parte della Cina aumenti ogni anno del 7,5% fino 2010, calando solo successivamente.
Ad ogni modo, al di là dei problemi interpretativi, certamente i satelliti possono essere utilizzati con lo scopo di controllare, per esempio, se i paesi che hanno ratificato il trattato di Kyoto si comportano di conseguenza.
Un singolo satellite, per quanto dotato di una strumentazione scientifica di frontiera, come Envisat, non può bastare. A breve l’ESA lancerà il satellite Cryosat, che studierà lo stato dei ghiacciai. Anche Cryosat può servire a dare indicazioni da tradurre in scelte politiche?
Cryosat raccoglierà, per la prima volta, una grande quantità di dati di ottimo livello sullo stato dei ghiacci. Se è vero, infatti che ci sono pochi dubbi che l’atmosfera del pianeta si stia riscaldando e che il riscaldamento maggiore ci si aspetta alle latitudini più elevate, non è affatto chiaro invece che effetto ci si debba attendere sulle calotte polari. I ghiacciai centrali della Groenlandia e del continente Antartico appaiono stabili, ma lo stesso non si può dire dei loro confini: nel corso delle ultime estati, sia al polo Sud che al polo Nord sono stati registrati scioglimenti dei ghiacci significativi.
Non è banale neppure predire l’effetto dello scioglimento dei ghiacci. Al polo nord il ghiaccio copre una superficie equivalente a quella dell’Europa: sembra prevedibile che un loro parziale sciogliemento potrebbe alterare le correnti oceaniche, come la Corrente del Golfo, che proviene dal golfo del Messico e che mantiene la temperature delle coste ovest dell’Europa di 4 C più alte di quelle delle coste canadesi.
Anche i ghiacciai sulla terraferma contengono grandi quantità di acqua, circa a 28 milioni di metri cubi. Gli esperti stimano che un loro scioglimento, anche parziale, potrebbe portare a un significativo innalzamento del livello dei mari.
L’autunno dell’ESA si presenta particolarmente intenso. Dopo Cryosat, sarà la volta del lancio di un nuovo satellite Meteosat, per le previsioni del tempo. Perché un nuovo Meteosat?
Il programma Meteosat, gestito da Eumetsat, in generale prevede che i satelliti meteorologici si passino il testimone uno con l’altro. Esiste cioè un vero e proprio un periodo di compresenza di almeno due satelliti. Uno dei due satelliti, quello operativo, si trova su un’orbita geostazionaria, a circa 36000 km di quota, a latitudine 0°, ovvero all’incirca sopra il golfo della Guinea. Il secondo satellite viene invece parcheggiato sempre su un’orbita geostazionaria, ma a una latitudine di circa 10° ovest. Quando poi il primo dei due satelliti termina la sua vita operativa di circa 7 anni, viene trasferito a quote più elevate e il suo posto, a latitudine 0°, viene preso dal secondo satellite. Nel frattempo viene lanciato un terzo satellite che vivrà i suoi primi anni nello spazio come riserva. Insomma, si tratta di un vero e proprio passaggio di testimone.
In questo momento, stiamo vivendo in una fase di transizione tra l’utilizzo di Meteosat di prima generazione e quelli di seconda generazione, che forniscono immagini ogni 15 minuti invece che a intervalli di 30 e osservano la Terra utilizzando 12 filtri diversi invece che soltanto 3, con una risoluzione molto migliore.
In breve, fin dal gennaio 2004 è operativo Meteosat-8, il primo satellite della seconda generazione dei Meteosat. Meteosat-8 convive però con l’ultimo della generazione passata, il Meteosat-7, che continua a funzionare e a fornire dati. Quando sarà lanciato il secondo dei Meteosat di seconda generazione, il Meteosat-7 cesserà di funzionare e saremo entrati appieno nella seconda generazione dei satelliti meteorologici europei.
Già si sta progettando la terza generazione di satelliti meteo. Che tipo di previsioni meteo ci aspettano per il futuro?
È difficile dire in generale che tipo di previsioni ci aspettano: le previsioni dipendono dai dati, ma anche dalle simulazioni numeriche che vengono usate le Cryosat è una delle 6 missioni scientifiche dell’ESA già in via di sviluppo che fanno parte del programma Living Planet. Oltre alle missioni scientifiche, il programma prevede anche satelliti più operativi, dedicati alla meteorologia: questi includono, come ricordavi, la terza generazione dei Meteosat, a partire dal 2011, gestito da Eumetsat, ma anche 3 satelliti di concezione diversa, che si muoveranno lungo orbite polari. Il primo di questi satelliti sarà Metop, che sarà lanciato nel 2006, e che permetterà di studiare i profili - cioè la variazione con la quota - di temperatura e di umidità lungo l’atmosfera.
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.