Il tempo di Bacco
E mentre Mars Express raccoglie tracce di una possibile fermentazione da batterio su Marte, Envisat e altri satelliti dell’ESA si occupano di un prodotto molto pregiato della fermentazione sulla Terra: il vino. Che cosa è il progetto Bacco a cui partecipa l’ESA?
Bacco è un progetto finanziato dalla Commissione Europea, con lo scopo di migliorare la produzione vinicola del nostro continente, partendo una constatazione molto semplice: l’Europa è il più importante produttore di vino del mondo. Si tratta dunque di una risorsa che va protetta e un modo di proteggerla è di garantirne la qualità.
Il progetto Bacco intende fornire alle organizzazioni che hanno in cura i vigneti (organizzazioni per la regolamentazione e tutela, per il controllo della qualità, organizzazione dei produttori) una serie di strumenti di analisi, pratici e utili per le decisioni gestionali.
A livello base, infatti, il telerilevamento da satellite permette di inventariare i vigneti migliorando la metodologia attuale, che si basa invece su ricognizioni aeree e in loco. Questo risultato è ottenuto da Bacco con un sistema semiautomatico che identifica i vigneti su immagini digitali ad altissima risoluzione e va incontro all’Organizzazione per il Mercato Comune Europeo per il Vino che, per il controllo della qualità, richiede un registro delle coltivazione del vino.
Inoltre possiamo raccogliere informazioni precise sul territorio coltivato: dalla composizione del suolo all’umidità, dall’esposizione al sole alla pendenza. I dati così ottenuti verranno poi integrati nella banca dati di un sistema informatico utilizzabile anche da chi non abbia formazione specifica.
La coltivazione dei vitigni si basa soprattutto sulla tradizione artigiana. Come viene accolto il progetto dai produttori? Non c’è il rischio di ideare un sistema sofisticato ma inutile?
Naturalmente non si tratta sostituire un’antica tradizione con chissà quale mostro tecnologico, ma di fornire dati complementari per la gestione del territorio. E una certa garanzia di risultato è data proprio dal coinvolgimento degli utenti finali, sia nella definizione dell’interfaccia grafica che nelle esigenze a cui il sistema potrà rispondere.
Del resto già oggi la coltivazione dei vigneti non è certo ingenua: con regolarità gli specialisti misurano sul campo la grandezza delle foglie, valutano la maturazione dei grappoli, vanno alla ricerca dei più piccoli segni di malattia della pianta.
Attraverso una banca dati estesa, possiamo identificare e gestire, per esempio, non solo le aree che già oggi sono inserite nella lista dei vini a Denominazione d’Origine Controllata possiamo anche cercare di identificare nuove aree candidate a essere incluse nella lista dei vini DOC.
Gli strumenti informatici, poi, si trasformano immediatamente in strumenti statistici e gestionali che potranno essere usati per identificare l’irrigazione delle parcelle, pianificare i cambiamenti di uso del suolo, e migliorare la produzione.
Che genere di miglioramento ci si aspetta nelle coltivazioni?
Ci sono vari aspetti da considerare.
Intanto i satelliti possono monitorare il colore e la forma dei grappoli durante la maturazione, e indicare agli agricoltori il momento migliore per la vendemmia secondo l’esperienza dei produttori.
Da un punto di vista più teorico, la raccolta dati regolare sulle caratteristiche del territorio, come la pendenza, le precipitazioni, l’esposizione al sole ecc., ci può aiutare a capire in che modo tutti questi parametri determinano la bontà di un vino. Oggi sappiamo che c’è un legame, ma non è un legame numerico definito.
Come ultimo esempio, consideriamo il caso dei Castelli romani. Le viti crescono su un’area vulcanica, caratterizzata da molti piccoli avvallamenti, crateri, che un tempo erano pieni d’acqua. Acqua che era disponibile in superficie all’epoca dell’impero romano e che ora è a 50 metri sotto terra.
Osservando questo territorio da satellite, siamo in grado di identificare quei crateri che meglio di altri hanno mantenuto un alto tasso di umidità. Crateri che in estate garantiscono una conservazione migliore delle piante.
Ma tutti questi sforzi non vengono vanificati se non si è in grado di fare previsioni del tempo molto precise?
Solo in parte, perché le previsioni del tempo riguardano solo 3-4 giorni. Un’area che produce buon vino ha caratteristiche meteorologiche medie buone: dipende insomma dal suo clima e non dal tempo di un singolo giorno. Per questo è molto importante il dato statistico zona per zona: possedere queste informazioni, sul lungo periodo, è più importante che fare ottime previsioni sul breve periodo. In ogni caso, è ovvio che il miglioramento delle previsioni gioca un ruolo cruciale per altri applicazioni. E per migliorare le previsioni occorre procedere con una duplice strategia, come accade nel caso dei Meteosat di seconda generazione (MSG) sviluppati dall’ESA in cooperazione con Eumetsat. Il primo MSG, lanciato nel 2002, è entrato nella fase operativa a metà settembre 2004, mentre il secondo MSG sarà invece lanciato nella primavera del 2005.
Da una parte lo strumento SEVIRI garantisce osservazioni migliori dello stato meteorologico: immagini più frequenti, una risoluzione maggiore e un intervallo di frequenze più ampio.
Dall’altra parte lo strumento GERB misura una serie di dati cruciali per progredire nei modelli di previsione del tempo, perché si tratta di dati di input, come la temperatura delle nubi, la quantità e la distribuzione di vapor d’acqua e di altri gas nell’atmosfera.
Tutto questo permette o permetterà di fare previsione del tempo su basi osservative più solide e con maggiore precisione: SEVIRI, per esempio, è in grado di migliorare sensibilmente l’osservazione di banchi di foschie, sia durante il giorno che durante la notte e dunque di avere conseguenze molto pratiche e molto importanti nella gestione del traffico stradale e aereo.