Il trasferimento tecnologico delle attività spaziali dell’ESA
Da una decina di anni, l’Agenzia Spaziale Europea promuove in maniera decisa il trasferimento tecnologico nei confronti di settori storicamente non interessati allo Spazio. Che cosa si ottiene da una scelta di questo tipo?
Lo scambio di tecnologie tra industrie spaziali e settori industriali non spaziali valorizza al meglio gli sforzi finanziari e scientifici che hanno reso possibili i grandi successi nelle scienze e nelle tecnologie dello Spazio. Le piccole e medie imprese hanno infatti la possibilità di acquisire nuove tecnologie ampiamente collaudate senza dover intraprendere studi lunghi e dall'esito incerto. Questo consente di alleggerire i costi per la commercializzazione di nuovi prodotti. In sintesi, il trasferimento di tecnologia fa aumentare l’efficienza globale della produzione europea, creando nuove opportunità di lavoro e nuovi mercati da centinaia di milioni di euro.
Ma per un'agenzia spaziale è importante anche far conoscere ai cittadini i benefici delle applicazioni spaziali. Per esempio, l'ESA ha prodotto con la APME (Assocazione Europea dei produttori di Materie Plastiche), un CDROM indirizzato ai ragazzi. Una specie di cartone animato che conduce i ragazzi in un'avventura spaziale molto divertente, stimolandoli a riflettere anche sulle applicazioni delle materie plastiche sia nello spazio che nella vita di tutti i giorni. Coniugando divertimento e conoscenza.
Trasferire tecnologie sviluppate per lo Spazio a settori non spaziali non è un'impresa da poco. Occorre studiare le possibili applicazioni, occorre conoscere le richieste del mercato. Come si realizza, nella pratica, il trasferimento tecnologico?
Nel 1991 è stato fondato lo Spacelink Group, un consorzio internazionale che supporta il Programma di Trasferimento Tecnologico dell’ESA. Il compito dello Spacelink Group, il cui rappresentante italiano è la D'Appolonia di Genova, è quello di individuare i possibili trasferimenti tecnologici e renderli realizzabili, assistendo le industrie non spaziali.
In questi 9 anni, circa 400 tecnologie spaziali sono state oggetto di trasferimento tecnologico. Oltre 80 società hanno beneficiato dei trasferimenti tecnologici.
Ma che tipo di tecnologie spaziali possono essere interessanti per le industrie?
Faccio due esempi molto diversi. Il primo riguarda un'applicazione medica basata sulle leghe a memoria di forma, metalli che hanno una proprietà molto particolare: se sono stati deformati, è sufficiente riscaldarli fino a una certa temperatura per far loro recuperare la forma originaria.
La tipica applicazione spaziale di questi materiali è legata al meccanismo d'apertura dei pannelli solari di un satellite. Quando il satellite è esposto al Sole, il Sole riscalda alcune molle realizzate con leghe a memoria di forma. Queste si allungano, aprendo i pannelli solari.
Le applicazioni non spaziali sono sorprendenti: in odontoiatria, per esempio, per ridurre la separazione di due denti distanti fra di loro, una piccola molla di lega di nikel titanio è fissata ai due denti da avvicinare. La temperatura a cui viene tenuta la molla dal nostro corpo è tale da produrre una forza di richiamo che avvicina i due denti.
Un esempio completamente diverso è quello della ROVEMA, un’azienda tedesca leader nella costruzione di macchinari per l’impacchettamento di prodotti leggeri, come per esempio le patatine. Il problema della ROVEMA era quello di trovare un metodo efficiente per impacchettare le patatine in modo veloce e senza romperle. Ma il problema di far atterrare una patatina dentro un sacchetto senza farla rompere è analogo al problema di far atterrare una sonda spaziale su un pianeta senza farla schiantare al suolo.
Lavorando su questa similitudine e sfruttando le competenze delle industrie spaziale che avevano lavorato sui progetti relativi allo Spazio dell’ESA, si è trovato il modo di ideare un macchinario più efficiente del 3050% nell’impacchettamento di generi alimentari.
La ricerca dei materiali per la costruzione di sonde, razzi ecc. è fondamentale per l’ESA. Che tipo di trasferimento tecnologico è possibile realizzare in questi casi?
Nella costruzione di un lanciatore, per esempio l'Ariane5 dell'ESA, è fondamentale l’isolamento termico di certe componenti, come per esempio il motore. Il motore sprigiona un'energia che deve essere controllata, evitando che si sviluppino incendi o che si fonda del materiale.
Per ovviare a inconveniente di questo tipo, è stato realizzato un tessuto tutto particolare, il Flamebreak, che si comporta come filtro nei confronti del calore: per esempio, la parte non esposta al fuoco di uno strato di questa fibra si mantiene a circa 100 C, mentre all’esterno la temperatura può variare da 200 C a 1150 C.
Le applicazioni sono evidenti: Flamebreak può impedire a un incendio di avanzare, può essere utilizzato per schermare dal calore gli operai che lavorano il metallo o il vetro fusi, come è stato fatto da varie industrie francesi.
Spesso il trasferimento tecnologico non riguarda materiali, ma tecniche vere e proprie. È il caso per esempio di GINGER, uno degli ultimi trasferimenti di tecnologia di successo…
Ginger era stato sviluppato per un’applicazione puramente scientifica: si tratta di un radar per missioni planetarie, come per esempio l’osservazione della superficie di Marte. In effetti, GINGER può scandagliare per qualche metro anche sotto la superficie della Terra. È chiaro dunque che può avere un gran numero di applicazioni, come ricerche geofisiche, la ricerca di cose sepolte. E addirittura applicazioni umanitarie, come la ricerca di mine-antiuomo.