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Immagine EO della Settimana: Le Alpi Venoste

20/02/2017 567 views 2 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Il satellite Sentinel-2A del programma europeo Copernicus ci porta sulle Alpi Venoste nella regione austriaca del Tirolo occidentale, in questa immagine del 16 ottobre 2016.

Le ombre visibili attraverso tutta l'immagine possono ingannare l'occhio, facendo sembrare che le valli – le aree in verde – siano più in alto rispetto alle montagne, che appaiono di colore azzurro. A volte ruotare l'immagine in modo da far cadere le ombre in una direzione diversa può "sistemare" questa illusione ottica.

La neve appare nelle tonalità del blu in questa insolita immagine a falsi-colori in cui è stata utilizzata la porzione di spettro ad onde corte e quella dell'infrarosso vicino. Questa colorazione rende più facile distinguere la neve dalla vegetazione. Ci permette inoltre di distinguere nuvole e neve, cosa che risulta più complicata utilizzando altre regioni dello spettro in quanto entrambe sono di colore bianco. Purtroppo non ci sono nuvole visibili in questa immagine a dimostrarne  l'effetto.

In alto a sinistra vediamo parte del fiume Inn, che scorre verso est dalle Alpi Svizzere ed attraversa Austria e Germania prima di riversarsi nel Danubio (non visibile). Il territorio della valle del fiume Inn e di altre valli fluviali appare verde con appezzamenti agricoli.

La cima più alta nel sistema montuoso delle Venoste è il Wildspitze, che si staglia ad oltre 3.770 metri. La montagna è visibile nell'angolo in basso a sinistra dell'immagine, ad est del lago Gepatschspeicher, dalla forma oblunga.

Appena 12 chilometri a sud del Wildspitze (area non visibile nell'immagine) è stata rinvenuta la mummia molto ben conservata ed allo stato naturale di un uomo vissuto circa 5.300 anni fa. Il corpo venne scoperto da due turisti nel 1991 e soprannominato Uomo del Similaun (Ötzi), dal nome delle alle Alpi Venoste o di Ötztal.

Mentre la scoperta della mummia ha permesso di capirne di più sul periodo preistorico del Calcolitico – o Età del Rame -, essa ha anche fornito nuove informazioni sui cambiamenti climatici negli ultimi  millenni. Accanto ad altre testimonianze, la sepoltura da neve e da ghiaccio del corpo indica un raffreddamento climatico avvenuto subito poco dopo la morte dell'uomo, conservando il corpo per oltre 5.000 anni prima che lo scioglimento dei ghiacciai dovuto all'aumento delle temperature lo riportasse alla luce.

In collaborazione con Rivista Geomedia.

Questa immagine fa parte della serie Earth from Space Video Programme.

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