La fenice dell’ESA
INTERVISTA 27-2007. Prosegue a pieno ritmo l’esplorazione robotica del sistema solare: il 4 agosto dalla base di Cape Canaveral è stata lanciata la Phoenix Mars Lander della NASA, che va ad aggiungersi , fra le altre, alla Mars Express dell’ESA già in orbita intorno al pianeta. E anche questa missione è caratterizzata dalla collaborazione tra la NASA e l’ESA.
Quale è il contributo europeo?
Se tutto procede regolarmente Phoenix scenderà su Marte il prossimo maggio. Sarà molto importante, a quel punto, seguire con la massima cura le fasi di discesa e di atterraggio del rover. Queste fasi saranno seguite sia dalla navicella madre statunitense, sia dalla sonda Mars Express dell’ESA. Il motivo scientifico è molto chiaro: l’atterraggio su Marte è ancora oggi delicatissimo dal punto di vista tecnico ed è certamente uno dei punti critici.
Nella pratica la collaborazione richiede che il Centro di Controllo di Missione della Mars Express, presso il centro ESOC dell’ESA, a Darmstadt, dovrà prevedere – fin dal prossimo dicembre – i cambiamenti orbitali della navicella europea per garantire al tempo stesso il proseguimento regolare delle attività scientifiche previste e dall’altra una funzionalità ottimale per seguire la discesa di Phoenix.
Molto lavoro, dunque, che se da una parte rivela l’opportunità scientifica indubbia, dall’altra sottolinea la forte volontà di collaborazione tra USA e Europa che sta segnando queste fase ritorno all’esplorazioni del sistema solare.
La collaborazione ESA – NASA non è certo una novità. A parti invertite il supporto della NASA è stato importante anche per lo sviluppo della prima missione europea per il pianeta rosso. In che cosa è consistito?
Per lo sviluppo di Mars Express il supporto della NASA è stato di grande utilità fin dalla fase di preparazione della missione: l’Europa non aveva esperienza di prima mano in questo settore e la consulenza con i tecnici statunitensi è stata vitale. Inoltre i dati inviati dalla sonda europea sono stati raccolti fino a oggi anche dal NASA Deep Space Network, le enormi antenne dedicate alla raccolta dei segnali provenienti dalle sonde che esplorano gli angoli più remoti del nostro sistema solare.
Infine non si deve dimenticare il coinvolgimento scientifico della NASA per la costruzione e la messa in opera delle strumento MARSIS, l’antenna a responsabilità italiana a bordo della navicella dell’ESA, che per prima ha identificato giacimenti di acqua – liquida o ghiacciata che sia – sotto la crosta marziana, a pochi kilometri di profondità. Una scoperta fondamentale, resa possibile proprio dalla collaborazione fra le due agenzie. Tra l’altro un’antenna radio che prosegue sulla via indicata da MARSIS sarà a bordo di una delle prossime missioni marziane della NASA.
Per quanto riguarda l’ESA a quali missioni per Marte si sta pensando?
Le missioni per Marte dell’ESA vanno lette nel contesto del progetto Aurora. Aurora è un progetto approvato dal Consiglio dell’ESA e dal Consiglio della Ricerca dell’Unione Europea nel 2001 e oggi fa parte della visione strategica relativa allo spazio dell’Unione Europea.
Il progetto si pone due obiettivi principali: il primo è di creare le condizioni per l’esplorazione robotica e umana del sistema solare, con particolare attenzione alla Luna, a Marte e agli asteroidi; il secondo obiettivo è la ricerca della vita oltre il nostro pianeta. In questo modo siamo sicuri di stimolare nuova tecnologia, ma anche di rafforzare la cooperazione internazionale.
La prima missione di Aurora che sarà lanciata sarà la ExoMars, con lo scopo di caratterizzare dal punto di vista biologico l’ambiente marziano in preparazione delle altre missioni robotiche e, soprattutto, dello sbarco dell’uomo, fra una trentina di anni. ExoMars richiede che venga sviluppato un lander europeo, in grado di atterrare dolcemente su Marte, muoversi in modo autonomo per circa 40 km in totale, “carotare” la superficie del pianeta e di eseguire “in loco” le prima analisi chimiche. E naturalmente di rimandare i dati a Terra. La seconda missione europea sarà Mars Sample Return, che prevede non solo l’atterraggio dolce di un rover, ma di un’intera navicella, in grado di carotare la superficie marziana, di raccogliere campioni stoccandoli al proprio interno, di lasciare la superficie marziana, di essere puntuale all’appuntamento con un veicolo di rientro in modo che le due navicelle si aggancino in orbita e di ritornare sulla Terra. Una missione spettacolare che potremmo vedere tra il 2011 e il 2017.
Aspettando queste missioni, le esplorazioni di questi anni ci hanno convinto che su Marte ci sia acqua, in parte nel permafrost polare, in parte sotto la superficie. Tuttavia molte delle morfologie che osserviamo rimangono ancora senza una spiegazione definitiva. È il caso per esempio delle strutture rivelate alla bocca della Tiu Valles. Che ci puoi dire circa la loro origine?
La Tiu Valles è uno dei più grandi “canali” di deflusso che entrano nella Chryse Planitia, una vasta regione piana. Alla bocca della Valle sono state identificate delle increspature, un po’ come quando si costruiscono muretti di sabbia sul bagnasciuga. Come si siano formati è piuttosto misterioso, ma è probabile che nel corso di allagamenti, un flusso di materiale intriso di acqua siano venuto in contatto con la lava proveniente dalle attività vulcaniche della regioni. Queste creste potrebbero essere proprio “i confini” dell’incontro tra i due flussi. È molto suggestivo, anche perché se così fosse, staremmo vedendo su Marte ciò che resta dello scontro tra quelle che, secondo i primi filosofi greci erano tre delle quattro forze naturali: terra, acqua e fuoco.
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas, Stefano Masi, Marco Dedola si alternano nel discutere con il giornalista scientifico che collabora con l'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Franca.Morgia@esa.int.