La piattaforma di ghiaccio Nansen genera due iceberg
Molteplici satelliti, compresi gli europei Sentinel, hanno ripreso immagini dei due grandi iceberg che si sono staccati, il 7 aprile, dalla piattaforma di ghiaccio antartica di Nansen.
Gli iceberg si stanno muovendo in direzione nord est, spinti dal vento, dalle maree e dalle correnti. Gli esperti dicono che essi non costituiscono una minaccia nell'immediato di bloccare le rotte verso le stazioni di ricerca come l'italiana Mario Zucchelli e la sud coreana Jang Bogo nella Baia Terra Nova.
Tuttavia, gli iceberg potrebbero risultare una minaccia per gli ormeggi sul fondale marino nella regione, che sono stati usati sin dal 1990 dal Programma Nazionale Antartico italiano, e più recentemente dagli scienziati oceanografi della Nuova Zelanda.
Negli ultimi anni nella piattaforma di ghiaccio di Nansen, lunga circa 50 km e larga 25 km, si è sviluppata una frattura. Le piattaforme di ghiaccio sono particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici perché si sciolgono a causa dell'aria calda in superficie, e del riscaldamento delle acque dell'oceano da sotto.
"La frattura è stata osservata per la prima volta durante dei lavori sul posto nel 1999, crescendo progressivamente, e poi accelerando nel 2014" ha detto Massimo Frezzotti dell'ENEA.
"Gli eventi successivi erano tipici per il ciclo di nascita di una piattaforma di ghiaccio. È noto che nel secolo scorso un primo evento di nascita ha avuto luogo tra il 1913 e gli anni '50, con un secondo tra il 1963 ed il 1972".
Mentre il clima invernale cominciava ad avvicinarsi agli inizi di marzo di quest'anno, le immagini a risoluzione ottica del satellite europeo Sentinel-2A e le immagini radar da Sentinel-1A, insieme alle immagini dalla missione italiana Cosmo-Skymed, indicavano che il fronte ghiacciato era solo sottilmente attaccato alla piattaforma.
Al 6 aprile, la frattura aveva raggiunto circa 40 km di lunghezza prima di separare la porzione di fronte di ghiaccio tra l'isola di Inexpressible a nord e la lingua glaciale di Drygalski – la porzione fluttuante del ghiacciaio David – a sud.
Verificato dal satellite Terra della NASA, il parto ha avuto luogo il 7 aprile durante i persistenti, forti venti in mare aperto. Due giorni più tardi, il radar a bordo del satellite Sentinel-1A ha confermato la separazione.
"L'area della frattura era ancora insignificante all'inizio del 2014, ma tra aprile 2015 e marzo 2016 ha avuto un'espansione da 11.68 km quadrati a 25.87 km quadrati, segnalando l'arrivo del parto", ha aggiunto Flavio Parmiggiani dell'ISAC-CNR.
La frattura ha rotto la lastra di ghiaccio nella sua lunghezza, con il risultato di due grandi iceberg della misura di 10 km e 20 km rispettivamenti in lunghezza, e 5 km di larghezza. Le ricerche pubblicate indicano che i blocchi hanno probabilmente uno spessore di 250-270 metri.
Spiega Massimo Frezzotti: "La storia mostra che parti maggiori tipicamente avvengono circa ogni 30 anni. La frattura si è aperta perché la differenza di velocità del ghiaccio tra il ghiacciaio settentrionale di Priestley e il ghiacciaio meridionale di Reeves hanno alimentato porzioni della piattaforma di ghiaccio, causando che la parte meridionale fosse agganciata e trascinata via dalla più veloce lingua di Drygalski".
I Sentinel sono flotte di satelliti del programma europeo di monitoraggio ambientale Copernicus. Il secondo satellite della costellazione Sentinel-1, il Sentinel-1B, è previsto per il lancio il 22 aprile.
"Questo evento illustra la complessità della continua evoluzione della 'fuga' di ghiaccio in Antartide" ha detto Mark Drinkwater dell'ESA e Presidente del Polar Space Task Group.
"I dati Copernicus già forniscono una fonte critica di dati sostenibili per studiare l'impatto del clima sulla criosfera polare nei prossimi decenni".
Questa combinazione unica di immagini ottiche e radar ad alta risoluzione fornite dai satelliti Sentinel, insieme alle informazioni ricavate da altre missioni, dimostra come i satelliti siano una fonte preziosa di dati per lo studio della nascita di una piattaforma di ghiaccio. Ciò permette ai ricercatori di monitorare la futura reazione dei ghiacciai alla rimozione delle lastre di ghiaccio, migliorando la modellazione dello strato di ghiaccio e le previsioni.
Enrico Brugnoli, Direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del CNR, ha commentato: "Questo evento è successo così vicino alla nostra stazione costiera Mario Zucchelli ed è la prima volta che un satellite ha registrato un evento di tale portata da quando, nel 1985, l'Italia opera nella zona".