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Osservazione della Terra con immagini satellitari
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Open Days 2017: hands-on rocket science

16/03/2017 1316 views 8 likes
ESA / Space in Member States / Italy

Chi si occupa di scienze spaziali sa che "rocket science" è un termine il cui significato travalica una semplice traduzione letterale. Coniuga l'epoca pionieristica dell'esplorazione spaziale ad un presente tecnologicamente avanzato, evoca tutta la scienza necessaria a "superare gli orizzonti terrestri" (per dirla con Newton) con la promessa di un pieno e gratificante futuro professionale. Non a caso l'ESA mantiene un "rocket science blog" on-line e con lo stesso spirito anima gli Open Days dell'ESRIN, rivolti alle scuole medie ed elementari.

Per risvegliare il talento in erba dei futuri "rocket scientists" non c’è nulla di più adatto di una esperienza hands-on. L'edizione 2017 è stata quindi accuratamente preparata sia ideando e realizzando dei veri e propri mini-laboratori sia creando il contesto logistico necessario per una loro fruizione ottimale. Il cuore di questa rivoluzione "education" è stata la Big Hall. Evitata ogni configurazione "congressuale", l’ambiente è stato suddiviso in tre "isole", ciascuna a formare un piccolo anfiteatro gestito da uno staff di educatori attento a istruire e a seguire da vicino i gruppi che vi si alternavano. Ogni isola affrontava un tema specifico ospitando a rotazione le classi medie ed elementari in modo da rendere gli Open Days un'esperienza condivisa in ogni sua tematica. Trattandosi di eventi paralleli i problemi di acustica sono stati brillantemente risolti ricorrendo a microfoni e auricolari che connettevano wireless studenti, insegnanti e educatori. Si poteva così assistere a uno spettacolo inedito: una folla di bambini indaffarati a fare esperimenti, porre domande, seguire le spiegazioni in un clima di tranquilla seppur appassionata partecipazione.

Laboratorio ingegneristico delle tecnologie spaziali
Laboratorio ingegneristico delle tecnologie spaziali

La vocazione dell'ESRIN all'osservazione della Terra dallo spazio si rispecchia nell'importanza data al cambiamento climatico. Un tema presente già nel saluto iniziale dell'astronauta Luca Parmitano e magistralmente illustrato dai filmati 3D prodotti dalla Climate Change Initiative dell'ESA, in cui la diminuzione dei ghiacci appare in tutta la sua spettacolare drammaticità. L'aumento del livello del mare viene invece proposto con un semplice esperimento: bastano un paio di bicchieri di plastica, dei cubetti di ghiaccio e della pasta modellabile per "toccare con mano" le diverse conseguenze dello scioglimento di una coltre di ghiaccio di tipo continentale oppure marino. Dal freddo al caldo il passo è più breve di quanto si possa immaginare: le riprese in diretta effettuate con una telecamera a infrarossi, sensibile al calore, hanno sempre un grande fascino sui ragazzi per quella capacità di "vedere l'invisibile" che è proprio della scienza. Con l'aggiunta del lato ludico di un selfie o di una foto "termica" di classe!

Laboratorio di robotica
Laboratorio di robotica

Il discorso sulla strumentazione di bordo porta direttamente ad affrontare il lato più tradizionalmente ingegneristico delle tecnologie spaziali, cioè quello legato ai materiali utilizzati. Un kit metteva in condizioni i ragazzi e le ragazze di compiere misure diverse (peso, conducibilità elettrica, magnetismo) su dei cubetti di materiali differenti (ferro, polistirolo, legno, pietra). Ai novelli Galileo e Galilee si chiedeva infine di lasciar cadere su un piano inclinato una biglia che al termine della corsa colpiva un bersaglio la cui consistenza poteva essere cambiata. Dalla entità del rimbalzo si misura la capacità di un materiale di assorbire gli urti. Ed è in questa delicata alchimia tra peso e resistenza che si cela una delle sfide maggiori delle missioni spaziali nel costruire sonde che coniughino robustezza e leggerezza.

Perché i "rockets", i razzi o lanciatori che dir si voglia, sono un elemento chiave per l'accesso allo spazio e le loro performances vengono misurate in base alla quantità di massa che riescono a immettere in orbita. Ecco allora che l'anello mancante per chiudere il cerchio delle tecnologie spaziali viene affrontato in tutte le sue sfaccettature. Attraverso i successi del piccolo lanciatore Vega, raccontati dai protagonisti, si rivivono le fasi cruciali della realizzazione di un lanciatore. I lanci effettuati con i modellini messi a disposizione dalla British Interplanetary Society riescono a trasmettere invariata l'emozione dei momenti importanti. Il conto alla rovescia corale davanti alla Big Hall è ormai un rito consolidato; l'atto di premere il fatidico pulsante di start premia gli studenti che hanno dimostrato durante la lezione preparatoria un talento "missilistico".

Coincidenza significativa, proprio durante gli Open Days viene lanciata Sentinel-2B conferendo così un tocco "operativo" all'evento, che arricchisce ulteriormente l'esperienza offerta dagli Open Days.

I ritardi o gli annullamenti dei lanci effettuati tra gli ulivi dell'ESRIN dovuti a condizioni meteo sfavorevoli e il rispetto delle procedure di sicurezza ci ricordano che si ha a che fare con sistemi complessi che devono essere opportunamente tenuti sotto controllo. Un insegnamento evidenziato anche dai "lego-rover", una piccola armata di mezzi semoventi che attendono ogni giorno di prendere vita per mano dei piccoli programmatori accorsi alla canteen, trasformata per l'occasione in laboratorio di robotica. Chi poi sogna di pilotare un'astronave vede il suo desiderio esaudito dai simulatori di volo curati dalla British Interplanetary Society. Si possono effettuare le manovre di attracco alla Stazione Spaziale Internazionale, tentare un rocambolesco allunaggio oppure mettersi ai comandi dello Space Shuttle durante le fasi di rientro a terra. 

Caccia al cratere
Caccia al cratere

La "caccia al cratere" per individuare sulle immagini da satellite una struttura da impatto nel bel mezzo del deserto del Sahara fornisce il collegamento ideale tra l'osservazione della Terra – interesse principale dell'ESRIN - e il monitoraggio del rischio asteroidale, il cui centro si trova poco distante dalla Big Hall. La possibilità non solo di guardare ma anche di prendere in mano, soppesare e sondare con piccoli magneti i due grossi meteoriti messi a disposizione di tutti offrono una esperienza "tattile" difficile da dimenticare.

È proprio questo lo scopo degli Open Days, far vivere momenti indimenticabili e quindi altamente motivanti ad alunni e insegnanti. Che l'obiettivo sia stato raggiunto lo si poteva controllare seduta stante. Ad esempio parlando con professori entusiasti per le attività education dell'ESA e con i loro studenti che avevano partecipato al progetto "Mission-X". Oppure rimanendo quasi increduli dall'acutezza delle domande poste dai piccoli "rocket scientists". La risposta non può che essere un incoraggiamento: tornate a trovarci al termine dei vostri studi, all'ESRIN vi aspettiamo!

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