SatExpo2004: l'ESA tra medicina e TV satellitare
È in corso a Vicenza l’undicesima edizione di SatExpo, il salone internazionale sulle telecomunicazioni: dal digitale terrestre alla multimedialità, alle applicazioni sul territorio. Quali sono le novità presentate dall’ESA?
L’ESA è presente con alcune delle applicazioni sviluppate nell’ambito del programma Telecom, che ha come scopo lo sviluppo di progetti pilota, la loro promozione e la fasi di test da parte degli utenti. La fase industriale e la commercializzazione, invece, richiedono la presenza di ditte specializzate.
Uno dei progetti in fase più avanzata è NESA (Next generation Emergency Satellite Assistance), per il quale è già partita la fase di promozione commerciale.
Attraverso NESA, le ambulanze possono essere dotate di un sistema per la radiografia. Le immagini a raggi X ottenute in digitale vengono trasmesse a un satellite che le fa arrivare alla struttura ospedaliera di riferimento insieme ad altri dati clinici per una diagnosi in tempo reale. Fatta la diagnosi, l’ambulanza può dirigersi verso l’ospedale o il pronto soccorso più attrezzato.
Ma c’è un’altra applicazione interessante: ambulanze con questa dotazione sono veri e propri centri mobili che possono essere sfruttati per servizi sul territorio. Per esempio per dare concretezza alla campagna per la prevenzione del tumore al seno. E, ancora di più, servizi come questi – ovvero punti mobili di analisi – potrebbero diventare la norma, diffondendo molto analisi che dovrebbero essere di routine.
Oltre a NESA, all’expo di Vicenza l’ESA presenta anche altri progetti per la protezione dei cittadini. Uno di questi è REMSATII, progettato per gli interventi in caso di incendi e di inondazioni. A che punto siamo con lo sviluppo?
Siamo nei tempi previsti: in giugno è stato condotto il secondo test pilota nella Colombia britannica, una regione del Canada estesa il doppio della Francia e in buona parte di difficile accesso. Qui ogni anno si registrano circa 2500 incendi che distruggono in media 20000 ettari di territorio.
Nel corso del test, si è simulato un incendio con le stesse caratteristiche di quello che ha devastato l’area del Chilko Lake lo scorso anno, e si è cercato di confrontare le prestazione dei pompieri e di tutto il sistema di intervento rispetto a quella dello scorso anno. E i risultati sono incoraggianti.
Entro 20 minuti dall’arrivo dei terminali mobili, le squadre erano partite e il sistema di telecomunicazioni era pienamente funzionante. Nel complesso si sono raggiunte postazioni che lo scorso anno erano rimaste inaccessibili, proprio grazie a un maggiore scambio di informazioni, non solo di tipo vocale, ma anche grafico.
Siamo pronti a partire con la fase commerciale, quindi?
Ci si sta avviando verso la fase commerciale, non senza aver incontrato difficoltà. Lo scopo principale di RemsatII era lo sviluppo di un sistema di comunicazione a poco prezzo, che ne permetta una diffusione molto ampia. Il punto chiave è che il sistema di comunicazione deve essere molto facilmente portabile. Si parla qui di squadre di soccorso che operano in condizioni molto disagiate sul territorio, quindi è del tutto impensabile caricarle di impacci tecnologici. Questo pone dei vincoli forti sulle dimensioni, e quindi sul prezzo della soluzione informatica scelta.
RemsatII si è sviluppato secondo una struttura modulare, che lo rende molto flessibile. Di base è costituito da tre terminali: il centro di controllo principale (CCT), che è il vero e proprio quartier generale, il terminale mobile intermedio (IMT) e il terminale “a mano”(HUT).
Un GPS controlla i pompieri muniti di HUT, che comunicano con l’IMT. Questo usa una linea satellitare per passare i dati al CCT, che li integra in una “mappa” complessiva della zona, e che è quindi in grado di avere in tempo reale l’intera situazione sotto controllo. Una versione più avanzata di terminali mobili, permette ai pompieri di comunicare direttamente con i satelliti.
E per quanto riguarda il settore televisivo?
È chiaro che per una crescita significativa la TV digitale deve offrire molto più di quanto non offra la TV “normale”. E uno dei punti chiave è lo sviluppo dell’interattività. L’ESA ha provato a dare una risposta con il progetto SATMODE, che ha lo scopo di sviluppare un sistema satellitare interattivo a costo molto ridotto per gli utenti, meno di 50 euro, e di provarne l’efficacia e la competitività commerciale. L’idea di base è di usare un satellite ad accesso diretto, con una capacità di trasmissione che va da 1 a 64 kb al secondo.
Al momento sono state sviluppati e sottoposti a prove sul campo i prototipi. Il progetto ha subito nei mesi scorsi quelle modifiche che l’esperienza ha suggerito e ora siamo pronti per le prime promozioni commerciali. Poi seguirà, ma a questo punto non sarà più l’ESA a seguirlo, lo sviluppo completo, che si realizzerà per l’estate 2005.
Ma per capire meglio come funziona il flusso, dal momento del progetto iniziale alla fase di sviluppo commerciale, un esempio interessante e semplice è il caso di NESA, da cui siamo partiti e che ha subito un cambio di indirizzo, da punto di vista commerciale, notevole: inizialmente, infatti, si pensava di poter commercializzare direttamente le ambulanze o gli elicotteri modificati. Poi ci è resi conto che questo sarebbe stato molto gravoso per gli utenti coinvolti, e si punta a fornire solo le componenti utili per la modifica di elicotteri e ambulanze. Un kit unico, costituito da materiale standard. Ovviamente molto meno costoso, accessibile e che potrà essere la chiave del successo.
Ma in generale, questo è davvero uno dei campi per la creatività di oggi. E tutti i cittadini dovrebbero in qualche modo sentirsi impegnati nel dare una direzione di pubblica utilità ai progetti e alle applicazioni che vengono proposte.