Satelliti con i piedi per terra
Si svolge in questi giorni presso l’ESRIN di Frascati, la sede italiana dell’ESA, un importante convegno sul ruolo che la tecnologia satellitare può svolgere in occasioni di disastri naturali, come incendi o allagamenti. Qual è lo scopo della conferenza, che si sta concludendo proprio mentre parliamo?
Lo scopo della conferenza era quello di presentare i progetti dell’ESA e dell’Unione Europea sulla gestione dei disastri naturali, con particolare riguardo per incendi e inondazioni. L’ESA ha dato il via, qualche anno fa, a un programma dedicato, DUP, che sviluppa le possibili applicazioni legate all’osservazione satellitare della Terra, rivolgendosi sia alle compagnie pubbliche e private. In sostanza si tratta di far conoscere le potenziali applicazioni e di facilitarne la messa in opera.
Largo spazio hanno avuto due progetti promossi e finanziati dalla Commissione Europea, FORMIDABLE, condotto dalla DATAMAT, un’industria italiana e CLIFF, condotto dall’ESA. FORMIDABLE e CLIFF sono due progetti che hanno aspetti complementari. Lo scopo finale è quello di definire una metodologia standard che garantisca la qualità nei servizi e negli interventi in caso di disastri naturali. CLIFF analizza i progetti fin qui condotti dall’ESA e dall’Unione Europea relativi alla gestione delle emergenze in seguito a inondazioni e a incendi, cercando di individuare quali sono stati o quali possono essere gli elementi informativi più importanti. FORMIDABLE cerca invece di arrivare alla definizione di una metodologia comune a tutti i paesi per la gestione dell’emergenza, per definire quali siano le linee guida principali, le direttive da suggerire e da fissare per i progetti futuri.
In che modo i satelliti possono dare una mano alla protezione civile?
La tecnologia satellitare può svolgere un ruolo concreto almeno da due punti di vista: per la comprensione scientifica dei fenomeni e per gli interventi in tempo reale. Per esempio, lo scorso ottobre si sono susseguite una serie di inondazioni causati da piogge torrenziali in molti paesi europei. Si sono avuti decine e decine di morti, decine di migliaia di senzatetto e le protezioni civili dei vari paesi coinvolti sono state letteralmente subissate di richieste di intervento. Un satellite per l’osservazione della Terra come il satellite europeo ERS2 è in grado di vedere la Terra indipendentemente dalle condizioni del tempo. Attraversi i dati raccolti da un radar ad apertura sintetica, è possibile ottenere mappe delle regioni osservate molto dettagliate, specialmente quando i dati del SAR sono abbinati a informazioni ottenute da altri satelliti nell’infrarosso o nell’ottico.
In questo modo si arriva a capire, dove l’acqua può essere assorbita più facilmente e dove questo non avviene. Abbinando questi dati a una mappa altimetrica, è possibile capire anche dove l’acqua scorrerà velocemente, dove ristagnerà e così via. Utilizzando queste informazioni ed altre ancora si può arrivare alla costruzione di un vero e proprio modello di inondazione, una simulazione numerica che, di fatto è una specie di laboratorio che possiamo utilizzare per riprodurre (virtualmente) altre inondazioni, comprendere ancora meglio i fenomeni e fare previsioni.
Significa che, in futuro, nel caso di una inondazione potremmo essere nelle condizioni di sapere che cosa sta per accadere ancora prima che questo accada. E questi dati sono un’indicazione preziosa per la protezione civile, che può indirizzare i suoi sforzi nella maniera più razionale ed efficiente.
Un altro esempio: probabilmente molti ricordano il crollo drammatico di una palazzina di Roma, qualche anno fa. Bene, i dati satellitari e gli studi che ne sono seguiti mostrano che oggi, monitorando le nostre città, siamo in grado di capire quali sono le zone che corrono i rischi di crollo. E questo con mesi di anticipo sulla possibile catastrofe ed ampi margini di interventi.
I dati satellitari possono essere utili anche per aiutare negli interventi immediati, per esempio dovendo intervenire per soffocare un incendio forestale. Che cosa succede in questi casi?
In un caso di questo tipo, i satelliti sono fondamentali perché sono uno strumento di comunicazione su cui si può contare, quando altri mezzi di comunicazione diventano inservibili. Nel caso di un incendio, per esempio, non appena viene dato l’allarme, scattano procedure che mettono in moto la macchina degli interventi. Occorre prestare i primi soccorsi, mettere in salvo le persone coinvolte, confinare le fiamme e così via. Man mano che gli interventi si susseguono, viene tracciata anche una mappa della zona, per capire dove l’incendio ha colpito, in quali punti ha fatto più danni, quale siano gli interventi richiesti nei luoghi colpiti.
Un progetto interessante da questo punto di vista è senza dubbio REMSAT, finanziato dall’ESA e dall’Agenzia Spaziale Canadese. Le foreste del Canada sono un bene inestimabile, spesso messo in pericolo dal diffondersi di focolai. Si pensi che nel corso del 2000, se ne sono manifestati circa 6000, di cui circa 200 di notevoli dimensioni. In pratica REMSAT cerca di trovare la migliore sinergia fra satelliti che hanno funzioni diverse fra loro. I satelliti per l’osservazione della Terra, per esempio ERS2, hanno il compito di tracciare il quadro esatto dell’aerea incendiata. Non appena i rilevamenti sono stati eseguiti i dati sono passati a un satellite per telecomunicazioni, che li manda a una centrale di terra mobile, che coordina le operazioni in tempo reale. Non solo: utilizzando rilievi a terra grazie a misure di posizione, come quelle effettuate dal GPS statunitense o dalla futura rete di satelliti europei Galileo, ad avere informazioni integrate per studiare e preparare i modello di stima e di rischio. E questo è un salto enorme di qualità: un conto è correre dietro a un incendio, un conto è aspettarlo al varco.