Satelliti per la guerra, satelliti per la pace
La guerra in Iraq è caratterizzata da diversi elementi di novità, uno dei qual è l’utilizzo della tecnologia satellitare per azioni di guerra. Alcuni missili "intelligenti" sono infatti guidati dal sistema satellitare GPS per il puntamento.
Premesso che a mio parere l’unica arma “intelligente” è un’arma che non viene usata, secondo gli esperti del Pentagono i missili guidati dal GPS sono “intelligenti” nel senso che colpiscono il bersaglio prescelto entro 13 metri nel 50% dei casi. È chiaro che rispetto al passato si tratta di un balzo avanti enorme. Ma certo non è sufficiente per pensare di bombardare un centro cittadino coinvolgendo solo gli obiettivi militari.
Ma chi “guida” i missili fino al bersaglio da colpire? A circa 17mila km di quota si trovano satelliti per GPS. In pratica ai satelliti per la navigazione è delegato il compito di individuare l’esatta posizione di un bersaglio, in latitudine e longitudine. A questo scopo vengono usati dei metodi di triangolazione, che prevedono l’identificazione della posizione di un bersaglio da tre o quattro satelliti contemporaneamente. I missili vengono poi equipaggiati con un ricevitore di dati del GPS e con un sistema di controllo del volo autonomo e indirizzati sul bersaglio.
L’Europa è divisa sull’intervento angloamericano in Iraq. Che ruolo gioca l’Agenzia Spaziale Europea?
L’Agenzia Spaziale Europea non gioca nessun ruolo attivo. L’ESA è un organismo intergovernativo che per statuto promuove l’utilizzo dello spazio e delle tecnologie spaziali a scopi esclusivamente pacifici. Questo non esclude naturalmente il controllo del territorio: ma certamente è del tutto impossibile per l’ESA sviluppare un proprio satellite dedicato a scopi militari. L’ESA non è l’agenzia di riferimento di uno stato nazionale, come può invece essere l’ASI, che dunque ha compiti diversi.
Addirittura gli stati membri dell’ESA hanno un unico obbligo: quello di supportare le missioni scientifiche dell’Agenzia. Nessuno stato può esimersi da questo. Mentre per ogni altro programma, come per esempio la navigazione guidata da satellite o le telecomunicazioni, uno stato membro può decidere se partecipare o meno, a seconda della valutazione strategica del programma stesso. Per fare un esempio: l’ESA possiede un satellite l’osservazione della Terra, Envisat, un satellite che dal punto di vista scientifico offre possibilità notevolissime. Envisat sottopone la Terra a una serie di misure attraverso i suoi undici strumenti di bordo: misure atmosferiche, misure sulla velocità e direzione dei venti, misure altimetriche e così via. E in particolare invia un fascio di microonde sulla Terra, catturandone l’eco. Questo gli consente di studiare molti aspetti del nostro pianeta – dall’atmosfera alla superficie degli oceani - sia di notte che di giorno, indipendentemente dalle condizioni del tempo.
Dunque anche attraverso Envisat possiamo controllare la situazione in Iraq. Ma in modo del tutto diverso e con scopi del tutto diversi. Per esempio Envisat può controllare gli incendi dei pozzi petroliferi o l’inquinamento atmosferico che ne deriva. Ma non può certo “spiare” un veicolo o una persona: la sua risoluzione, cioè la capacità di vedere dettagli, si limita a circa 25 metri. E questo dipende dal tipo di radiazione usata: è un limite che non si può superare. E non si può superare perché lo scopo di Envisat non era – non poteva essere –quello di controllare fasi di guerra, ma quello di studiare scientificamente la Terra per capire per esempio i cambiamenti climatici e l’impatto dell’uomo.
E la stazione spaziale può essere utilizzata per il controllo della situazione di guerra?
Potenzialmente sì, nel senso che la stazione spaziale vola su un orbita bassa a soli 400 km di quota. Tuttavia non è attrezzata per realizzare immagini che possano essere di grande utilità. Le immagini fotografiche degli astronauti sono fatte attraverso macchine fotografiche comuni, non con strumenti sofisticati in grado di rivelare dettagli. Certamente anche dalla loro quota gli astronauti si rendono ben conto di quel che sta accadendo di sotto. Tieni conto che i satelliti che, più o meno direttamente, trovano un’applicazione militare, a scopo offensivo o difensivo, vengono piazzati su orbite diverse a seconda della differente funzioni a cui sono destinati.
Per esempio satelliti in orbita geostazionaria, a 36 mila km di quota, vengono utilizzati sia per ragioni di difesa che per telecomunicazioni tra corpi armati. In particolare i primi sono dotati di sensori infrarossi che permettono loro di “vedere” i missili nemici sulla base del calore che emanano. I satelliti per il GPS si trovano a circa 17mila km di quota. I satelliti spia, invece, sorvolano il pianeta a quote più basse: sono orbite tra i 400 e 900 km: la loro quota è tale da far sì che passino sopra una certa località ben due volte al giorno. Ci sono poi i satelliti commerciali che forniscono a pagamento immagini ad alta risoluzione. È il caso di Ikonos, per esempio, che ha un’orbita di 680 km e un periodo di 98 minuti. Sono questi i satelliti le cui immagini ci hanno impressionato nei giorni scorsi. Di fatto sono telescopi puntati verso Terra dall’alto, che raccolgono la luce visibile. Ikonos ha una risoluzione di 1 metro: tradotto su scala italiana, significa che da Milano sarebbe in grado di distinguere un bambino alto un metro che si trovi a circa 50 km a sud de L’Aquila.