Una Microcamera “Amica” della Luna
Tra i gioielli tecnologici della missione ESA SMART-1, ormai pronta per il lancio, c’è la camera miniaturizzata AMIE, nata dalla collaborazione tra ricercatori svizzeri dell’Istituto Space-X di Neuchâtel e scienziati italiani dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica del CNR. Il suo prezioso occhio elettronico indagherà la superficie del nostro satellite naturale, alla ricerca di ghiaccio e di nuovi dettagli mineralogici che svelino i residui misteri dell’eterogenea composizione lunare.
Pesa appena 450 grammi ed è proprio il caso di definirla una piccola meraviglia tecnologica: AMIE è il prototipo di una nuova generazione di “Imager” per missioni planetarie, ideale quanto a risparmio di spazio, massa e consumo energetico. Lo stesso concetto è stato utilizzato per le missioni Mars Express e per Rosetta ed è in via di applicazione su BepiColombo. E nella eccitante avventura del ritorno sulla Luna, che SMART-1 si appresta a sorvolare battendo bandiera europea, la microcamera è in prima linea nell’esplorazione, promettendo, in stretta collaborazione con gli altri strumenti, misurazioni di rilievo e innovative, in grado di gettare nuova luce su un mondo che crediamo di conoscere bene ma in realtà nasconde ancora molti misteri.
Il primo mistero - e il più affascinante – è quello della presenza di depositi di acqua ghiacciata all’interno dei crateri perennemente in ombra: l’astronomo bavarese Gruithuisen li ipotizzò da vero visionario nel corso dell’Ottocento e le missioni Clementine e Lunar Prospector hanno fornito molti indizi positivi sulla loro esistenza, ma AMIE riprenderà il polo sud della luna ad alta risoluzione, affiancata da uno spettrometro, con buone chance di vederli direttamente. La speranza è quella di ottenere finalmente immagini che fughino ogni dubbio, e di localizzare in dettaglio questi piccoli “ghiacciai”, grazie anche al supporto meccanico della microcamera che permette di tenere i “bersagli” in campo più a lungo a dispetto dell’alta velocità di sorvolo della sonda. La presenza di acqua, come si può facilmente intuire, faciliterebbe enormemente lo sviluppo di basi lunari e renderebbe l’ambiente selenita un po’ meno ostile per gli eventuali colonizzatori terrestri.
Ma AMIE farà molto di più: contribuirà ad una survey mineralogica nella regione del grande bacino di Aitken, una profonda depressione sulla crosta lunare non contaminata da fuoriuscite di lava e ricca di eiezioni geologicamente significative che forniranno preziose informazioni sugli strati profondi del nostro satellite naturale; mapperà le regioni meridionali di alta latitudine, soprattutto quelle poco conosciute della “faccia nascosta”; infine, in collaborazione con l’esperimento di radioscienza RSIS, permetterà precise ed innovative misure di librazione, con una tecnica che verrà ripresa da BepiColombo per determinare finalmente i parametri di rotazione di Mercurio.
AMIE (che è un acronimo di Asteroid-moon Micro-Imager Experiment) è stata sviluppata dal Centre Suisse d'Electronique et de Microtechnique (CSEM) di Neuchatel e il suo “Principal Investigator” – lo scienziato responsabile dell’esperimento - è il ricercatore Jean-Luc Josset dell’Istituto Space-X. L’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica del CNR italiano partecipa al progetto fornendo l’interfaccia di bordo e parte del software. Dotata di quattro filtri (due rossi e due infrarossi) e in grado di lavorare anche in luce bianca, la microcamera fornirà un ideale complemento ai dati della sonda Clementine, grazie alla possibilità di ottenere immagini a differenti angolazioni e quindi di investigare la topografia lunare con maggiore ricchezza di informazioni fotometriche.
Per ulteriori informazioni:
www.esa.int/smart1
www.esa.int/science/smart1