Da Marte alle comete
La missione europea per l'esplorazione di Marte, Mars Express è quasi pronta per fornire i primi dati scientifici. Quando avremo i primi risultati?
I primi dati scientifici sono attesi dal 12 gennaio. La sonda Mars Express sta funzionando in modo perfetto. In questi giorni sta effettuando una serie di manovre per avvicinarsi all'orbita finale, che gli permetterà di sorvolare i poli marziani, facendo osservazioni cruciali per capire lo stato climatico del pianeta. Si tratterà di un'orbita molto ellittica, con una quota minima di circa 300 km e una massima di circa 11000.
Oltre a cercare l'acqua sotto la superficie del pianeta, la Mars Express realizzerà studi dell'atmosfera, e inizierà anche una cartografica in 3D della superficie stessa.
Questi sono giorni cruciali per gli ultimi tentativi di ricevere segnali dal Beagle2, il robottino che Mars Express ha lasciato cadere sul pianeta, perché la sonda sorvola in modo costante il sito di atterraggio del robottino, una striscia di territorio marziano lunga circa 31 km e con una larghezza di circa 5 km. Neppure ieri purtroppo è stato stabilito il contatto. Il silenzio prosegue.
La sonda della NASA Stardust sta attraversando la chioma di una cometa per riportare a Terra la polvere raccolta. Per l'ESA, invece, si sta avvicinando il momento del lancio della missione Rosetta, anch'essa una sonda che osserverà da vicino una cometa. Perché una Rosetta nello spazio?
L'ESA ha una tradizione di primati per quanto riguarda le comete: è stata la prima, nel 1986, a fotografare il nucleo di una cometa, con la missione Giotto. E Rosetta è stata pensata come una sfida su molti fronti. L'obiettivo principale della missione è quello di mettersi in orbita e seguire il nucleo di una cometa, la Churyumov-Gerasimenko, prima ancora che si sia sviluppa la coda cometaria.
Non è mai stato fatto prima e pensiamo che potrebbe darci molte indicazioni importanti sulle proprietà delle comete: la loro composizione, la loro struttura. Non dimentichiamo che sulle comete sono state rilevate tracce di composti chimici organici, e che secondo alcuni scienziati le comete potrebbero essere proprio le "navicelle spaziali" naturali attraverso le quali la vita si diffonde nello spazio.
Per inciso, la coda di una cometa è provocata dall'irraggiamento solare, che conduce alla sublimazione del ghiaccio dei materiali leggeri, come acqua o monossido di carbonio di cui la cometa è formata, che sublimando trasporta con sé grandi quantitativi di polvere: è questa la polvere che la sonda della NASA ha raccolto e che, se tutto va bene, potrà riportare a Terra per la gioia degli scienziati.
Anche nel caso di Rosetta, è previsto che un mini robot atterri sulla superficie del nucleo della cometa. Ma quanto è rischioso questo progetto?
Come nel caso del Beagle2, anche l'atterraggio sulla cometa presenta dei rischi. Ma affrontare dei rischi, naturalmente ben valutati, è il compito di un'agenzia spaziale: lo spazio è rischioso e non perdona. Tieni conto, per esempio, che metà delle missioni su Marte sono fallite: la NASA ha perso ben due missioni nel '99, ma è anche da questi fallimenti che si può mettere a punto un metodo per l'esplorazione sempre più raffinato.
Nel caso di Rosetta, il piccolo robot deve sopravvivere al lancio da Terra, non deve subire danni negli 8 anni di navigazione spaziale. Quando poi la sonda avrà fotografato la superficie del nucleo con grande dettaglio, sceglieremo il sito d' atterraggio e, a quel punto, il robot sarà espulso e lanciato sul nucleo della cometa, un po' come se si trattasse di un arpione. La caduta sul nucleo sarà attutita da un sistema di gambe, che dovrebbero parare il contraccolpo della caduta. Si tenga conto che il nucleo della cometa è un corpo piccolo, che non ha grande attrazione gravitazionale, per cui la caduta non è rovinosa e l'impatto avviene a basse velocità.
Nonostante questo esistono ampi margini di rischio. Se tutto va bene, però, il robottino di Rosetta sarà il primo manufatto ad atterrare dolcemente su una cometa. Rosetta è una sfida tecnologica anche per motivi più "pratici" che non l'origine della vita nell'universo: per esempio userà pannelli solari in grado di ricavare energia dalla luce solare fino a 800 milioni km dal Sole, dove la luce solare è appena il 4% di quella terrestre.
NASA e ESA sembrano sempre più in concorrenza. Che clima c'è fra le due agenzie spaziali?
La concorrenza c'è, perché il miglioramento della conoscenza, dei dati, delle applicazioni presenti è uno degli scopi stessi della ricerca scientifica. Ma per capire i termini di questa concorrenza, considera che l'ESA, in dicembre, ha lanciato un satellite in collaborazione con la Cina, in aprile un suo astronauta sarà condotto sulla Stazione Spaziale Internazionale a bordo di una Soyuz russa e in giugno si parlerà a lungo di una missione ESA/NASA, la Cassini-Huygens, che arriverà dopo un viaggio di quasi 7 anni nel sistema di Saturno.
Con questo voglio sottolineare che la sfida per la conoscenza è in sé una sfida fra scienziati, ma i che risultati sono per tutta l'umanità. Per questo nella ricerca scientifica si trovano esempi straordinari di collaborazione fra scienziati e fra stati.
Quel che sta accadendo nel caso di Marte, per esempio, è illuminante: i tentativi di stabilire un contatto con il Beagle2 sono stati condotti per molti giorni dalla Mars Odyssey, una sonda NASA, ma anche da un set di radiotelescopi terrestri, fra cui il radiotelescopio dell'University di Stanford.
Ma ricordiamo anche il Telescopio Spaziale Hubble, un'impresa congiunta ESA/NASA; la Stazione Spaziale Internazionale; il telescopio solare SOHO, di cui si parla ogni volta che c'è una tempesta solare, ma che dà risultati straordinari da anni.