La collaborazione internazionale per l'Osservazione della Terra
INTERVISTA 9-2005. Il 22 febbraio un terremoto di magnitudine 6,4 della scala Richter ha colpito l’Iran, coinvolgendo almeno nove cittadine. Anche in questo caso l’ESA è intervenuta con osservazioni satellitari: che cosa ha prodotto l’intervento?
Come al solito, in casi di questo genere, le osservazioni satellitari vengono usate per produrre mappe dei territori colpiti, che indichino agli operatori di soccorso come intervenire in modo efficiente.
Le immagini sono state ottenuto soprattutto grazie al satellite Radarsat dell’Agenzia Spaziale Canadese, a cui si sono aggiunte ulteriori mappe prodotte con dati di archivio dei satelliti Spot5 dell’Agenzia Spaziale Francese e IRS, dell’Agenzia Spaziale Indiana.
Le osservazioni sono state effettuate nell’ambito della Carta Internazionale per la gestione dei disastri ambientali. Devo dire che c’è una certa soddisfazione per il funzionamento di questo accordo internazionale. Siamo arrivati a circa 70 interventi sparsi su tutto il pianeta, di cui ben 38 negli ultimi due anni.
Oggi si può affermare che la Carta Internazionale è il primo esempio davvero funzionante di collaborazione a livello globale fra agenzie spaziali.
In occasione del Terzo Summit per l’Osservazione della Terra, che si è tenuto a Bruxelles lo scorso febbraio, il Giappone ha aderito alla Carta Internazionale per la gestione dei disastri ambientali. Che cosa la Carta e come funziona?
La Carta Internazionale per la gestione dei disastri ambientali è nata nel 1999, quando Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Francese hanno stabilito un accordo di cooperazione: l’idea alla base dell’accordo è semplice e, a posteriori, molto naturale. In caso di un disastro ambientale, incendio, terremoto, maremoto, o provocato dall’uomo, come il naufragio di una petroliera, le agenzie spaziali si impegnano a mettere a disposizione delle organizzazioni che ne fanno richiesta l’utilizzo delle osservazioni dei territori colpiti già archiviate e a ri-programmare le attività osservative dei satelliti in orbita.
Lo scopo, naturalmente, è quello di fornire una “fotografia” in tempo quasi reale della situazione e un confronto con la situazione pregressa.
L’idea ha avuto successo e nel giro di pochi anni hanno aderito l’Agenzia Spaziale Canadese (1999), la NOAA statunitense (2001), l’Agenzia Spaziale Indiana (2001), l’Agenzia Spaziale Argentina (2003) e, infine, l’Agenzia Spaziale Giapponese (2005).
La Carta però è uno strumento di intervento successivo a un disastro. A Bruxelles si è cercato anche di predisporre un piano per un’azione preventiva?
A Bruxelles i partecipanti al Summit hanno firmato una risoluzione per un piano decennale di implementazione del progetto GEOSS (Global Earth Observation System of Systems), una rete coordinata di sistemi per l’osservazione della Terra. Non si tratta di una delibera che vincola le nazioni, ma dell’indicazione degli scopi e delle priorità da soddisfare.
Il GEOSS si propone come coordinamento delle attività della varie nazioni, con due scopi primari: rendere più efficace il monitoraggio del “Sistema Terra” e migliorarne la comprensione scientifica: questo è necessario se vogliamo provare a prevedere, nei casi in cui è possibile, i disastri naturali.
Accanto a questo c’è l’aspetto di prevenzione propriamente detta, che comporta un maggiore rispetto per l’ambiente e modalità di sviluppo diverse da quelle fin qui mantenute. Se è noto che le frane possono essere conseguenza diretta del disboscamento, è altrettanto noto che le conseguenze di una frana, di un’alluvione, di un maremoto sono aggravate dal poco rispetto dell’ambiente.
La raccolta di dati scientifici, anche da questo punto di vista, può essere uno strumento a disposizione della politica.
Non c’è il pericolo che tutto questo si riduca solo a una burocratizzazione del sistema?
L’ESA ha da tempo attivato un programma, il GMES che prevede la piena operatività per il 2008.
Nei prossimi mesi si dovranno consolidare 12 azioni di servizio, che vanno dal miglioramento della gestione delle risorse energetiche, a quello delle acque, dalla protezione di ambienti delicati, come quelli costieri, alla definizione di protocolli per l’analisi dell’inquinamento atmosferico, dalla collaborazione con organizzazioni umanitarie che operano in paesi in via sviluppo al controllo delle semine e delle coltivazioni.
L’esito positivo del piano comporta uno sforzo imponente nella definizione degli standard condivisi, per esempio, per produrre applicazioni derivate dalle osservazioni della Terra. E soprattutto il GEOSS non sostituisce i piani nazionali o delle singole agenzie, che continuano a essere operativi, ma dovrà essere piuttosto un modo per amplificare gli effetti, rafforzando i meccanismi di coordinamento, diffondendo la sensibilità e le capacità tecnologiche e scientifiche per trarre i migliori risultati in diversi settori specifici, in primis la riduzione della perdita di vite umane a seguito di disastri ambientali.
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.