La piadina nello spazio
La missione Delta sta volgendo al termine: nei prossimi giorni l’astronauta europeo André Kuipers accompagnerà nel loro rientro a Terra, dopo ben 6 mesi di permanenza in orbita, i due membri dell’ottavo equipaggio della Stazione spaziale. Ma nel corso della missione Delta, diversamente dal solito, questa volta si è anche mangiato bene. Che cosa è successo e qual era il menù?
Era menù mediterraneo, naturalmente, con cibo italiano fornito da una delle maggiori catene di distribuzione alimentare, la Coop. Si è trattato anche in questo caso, come tutto ciò che avviene sulla stazione spaziale, di un esperimento, perché com’è noto nello spazio anche nutrirsi è un problema.
Il Centro per le applicazioni spaziali, il consorzio nato come costola dell’Università di Firenze che ha proposto l’esperimento, ha messo a punto un vassoio di alluminio ergonomico, nel quale erano predisposti cinque alimenti tipici di una dieta mediterranea: pomodori essiccati, del pecorino, della piadina, pesche e cioccolato.
Le vivande erano già tagliate a fette e conservate in modo che con una forchetta si riuscisse a prelevare, per esempio, una singola porzione di pomodoro, mentre i restanti bocconi rimangono nel contenitore.
Sembra una sciocchezza, ma dà il senso e la misura di quanto l’ambiente senza peso sia diverso dal nostro: quando a tavola preleviamo una forchettata di spaghetti, è chiaro che gli altri spaghetti rimangono nel piatto a causa del loro peso. Ma nello spazio, una piccola spinta è sufficiente a metterli in movimento. Una delle idee utilizzate nell’esperimento MeDiet è proprio quella di usare un olio, nel caso dei pomodori, la cui viscosità sia sufficiente a mantenere “nel piatto” i pomodori che non sono prelevati con la forchetta.
E com'è andato l’esperimento? I pomodori spaziali sono rimasti al loro posto?
L’esperimento è stato eseguito dai due cosmonauti russi, e ha funzionato perfettamente: non solo i pomodori, ma anche le pesche sciroppate sono rimaste dove dovevano. E così il resto del pasto.
In effetti l’aspetto centrale dell’esperimento, che non faceva parte del nucleo scientifico della missione ma era un esperimento cosiddetto “commerciale”, era verificare che la procedura di preparazione del cibo non ne avesse alterato la qualità del cibo, tenendo conto dell’odore, del sapore, del gusto, del colore, della compattezza e così via.
Prima del volo, infatti, gli alimenti sono stati sottoposti a una serie di analisi microbiologiche e poi impacchettati in contenitori di plastica, che ormai sono lo standard per le missioni orbitali. A questo punto il cibo è stato sottoposto a una sterilizzazione ad alta pressione (intorno alle 5000 atm), una nuova tecnica che garantisce l’eliminazione dei batteri e di certi enzimi e che permette di conservare alimenti a lungo tempo a temperatura ambiente, senza, in teoria, alterare le proprietà del cibo fresco.
Più in generale questo ci introduce al mondo delle applicazione sulla Terra di tecnologie messe a punto per lo spazio. E l’ESA ha lanciato nei giorni scorsi una nuova iniziativa, denominata Space Solutions: di che si tratta?
La stazione spaziale è un’occasione per sperimentare il comportamento di certi materiali in condizioni estreme, come l’assenza di peso.
Nel caso dei cibi, questa condizione favorisce il degassamento, cioè la perdita dei materiali gassosi dell’alimento. Un caso semplice, comune nelle nostre credenze, è l’essiccamento del pane. E il degassamento abbassa chiaramente le qualità del cibo.
Se allora l’alimento conservato con il sistema che abbiamo descritto mantiene inalterate le sue proprietà organolettiche nello spazio, ecco che il sistema di conservazione ha superato un test severo, ed abbiamo la garanzia che funzioni bene anche sulla terra.
In generale l’iniziativa Space Solutions intende proprio mettere in comune il know-how e le tecnologie derivate dalle attività spaziali con le realtà industriali che sono interessate alla commercializzazione di prodotti. Un’attenzione specifica è riservata proprio al settore della qualità della vita.
Ma da quali settori ci si possono aspettare le innovazioni più significative?
Senz’altro un grande sforzo è stato fatto per comprendere meglio il comportamento dell’organismo umano nello spazio. Dunque tutto ciò che riguarda il controllo della degli astronauti, e il mantenimento del loro benessere inizia ad essere in uno stadio maturo per la commercializzazione a terra.
Per esempio già da qualche anno è stato realizzato un pigiama per bambini che contiene tra gli strati di tessuto un vero e proprio processore, munito di sensori, che esegue un monitoraggio completo del respiro del bambino, del battito cardiaco e così via. Uno strumento medico di questo genere può aiutare a combattere certi tipi di sindromi infantili che provocano molte morti fra i neonati.
Più in generale, uno degli strumenti che sono stati inizialmente pensati per la ginnastica degli astronauti è stato adottato per la preparazione tecnica di una delle principali squadre di calcio spagnole, il Barcellona. Uno dei pregi è l’estrema compattezza dello strumento, che ne fa un attrezzo molto facilmente utilizzabile anche a casa e non solo in palestra. Ciò che importante è conoscere le potenzialità: le applicazioni verranno con l’uso della fantasia.