La vita nell'universo
Quando sulla stampa rimbalzano notizie di tracce di vita extraterrestre si tratta sempre di forme di vita primitiva. In tempi recenti la NASA è tornata ad annunciare di aver trovato tracce di questo genere sul meteorite ALH84001.
Una delle cose a cui bisogna stare molto attenti è che le tracce dei batteri siano effettivamente tracce di batteri originari del meteorite e non batteri terrestri che si trovano lì per contaminazione. Gli scienziati statunitensi escludono questa possibilità: stiamo a vedere che cosa succede.
D'altra parte il meteorite in discussione è solo uno dei 16 meteoriti che sono stati classificati di origine marziana. Per confronto, consideriamo che sulla terra sono state scoperte circa 22 000 meteoriti. Una scoperta molto interessante è stata invece annunciata proprio in questi giorni da due scienziati dell'Università Federico II di Napoli e del CNR: in pratica i due ricercatori hanno liberato dei batteri che si trovavano in rocce molto antiche, fino a 3 miliardi di anni, e i batteri hanno iniziato a riprodursi, come se la loro lunghissima "ibernazione" non avesse avuto luogo.
Tieni conto che per vita, in questi casi, si intende un sistema chimico che è in grado di trasferire la propria informazione molecolare attraverso repliche di se stesso e che può evolversi attraverso mutazioni. È una definizione tecnica, ma in cui rientrano anche i casi di vita a cui siamo abituati, naturalmente.
La scoperta di Napoli, se sarà verificata, mostra come sia possibile che i batteri attraversino condizioni ambientali estremamente ostili, come per esempio elevate temperature o pressioni, senza soccombere. E questo ci fa capire come sia effettivamente possibile che le prime forme di vita sulla Terra potrebbero non essersi sviluppate sul nostro pianeta, ma potrebbero esserci arrivate proprio attraverso meteoriti extraterrestri, o nuclei cometari. È la vecchia ipotesi nota con il nome di panspermia, che riacquista vigore.
E di esobiologia, cioè di vita extraterrestre, si è parlato in questi giorni anche ad ESRIN, la sede italiana dell'ESA, dove si è appena concluso il primo meeting europeo dedicato all'argomento. Quali sono stati i temi affrontati?
Una delle cose da comprendere è quale sia la chimica necessaria per l'origine della vita. E di conseguenza, come andare a cercare i luoghi, nel sistema solare, dove queste condizioni possono verificarsi. Per come la conosciamo, la vita può originarsi solo in presenza di acqua, in modo da potersi associare con atomi di carbonio, ossigeno, azoto, idrogeno, zolfo, fosforo. Ma posto questo, si è verificato che la vita può avere luogo in condizioni molto diverse fra loro: soluzioni acide oppure soluzioni alcaline. O ancora: temperature estremamente elevate oppure assai basse.
In questo ci aiuta la scoperta di una vasta popolazione di batteri procarioti, cioè batteri primitivi che sono privi di nucleo, a diverse centinaia di metri sotto la crosta terrestre. Si tratta di batteri che proliferano nelle vicinanze di sorgenti termali, a temperature molto elevate oppure in condizioni di elevata pressione. Gli scienziati stimano che la vita batterica di questo tipo possa essere molto diffusa, fino ad essere circa il 10% della biomassa superficiale, cioè della vita che si sviluppa sulla superficie terrestre.
Quali sono le strategie dell'ESA per ricercare tracce di vita nel sistema solare?
Negli ultimi anni si sono accumulate evidenze sempre maggiori a favore di una presenza prolungata di acqua su Marte nel passato geologico del pianeta. Ci sono strutture osservate che probabilmente sono la conseguenza di enormi fuoriuscite di flussi d'acqua dalla crosta. Che fine abbia fatto quest'acqua, poi, non è chiaro: potrebbe essere evaporata, a causa della bassa pressione atmosferica. Oppure potrebbe essere stata assorbita dal terreno.
Per capire meglio questi meccanismi e per scoprire se ci sono strati o tracce d'acqua su Marte, l'ESA si sta preparando a lanciare nel 2003 la missione Mars Express che, approfittando dell'insolita vicinanza tra Marte e Terra, in soli 6 mesi arriverà sul pianeta rosso. La Mars Express è dotata di una sonda che si metterà in orbita intorno a Marte e lo osserverà dall'alto e di un lander, il Beagle2, un robot dotato di trivella e con a bordo un vero e proprio laboratorio, che perforerà le rocce marziane per verificare se su di esse ci siano tracce di vita primitiva. La sonda orbitante, nel frattempo, osserverà Marte dall'alto, un po' come fanno i satelliti per l'osservazione della Terra con il nostro pianeta. In particolare la sonda orbitante sarà dotata di un laser capace di scrutare 5 km sotto la crosta marziana e di scoprire la presenza di acqua o di sue tracce.
Mars Express non è l'unica missione interessante, da questo punto di vista…
Ci sono altri corpi interessanti nel sistema solare. Per esempio Titano, una delle lune di Saturno. Titano ha un'atmosfera ricca di azoto (circa il 90%), molti idrocarburi e composti dell'ossigeno. La sua atmosfera sembra essere simile a quella della Terra giovane. La missione ESA/NASA Cassini-Huygens esplorerà proprio Saturno e Titano, lanciando al sonda europea Huygens proprio dentro l'atmosfera della luna nel 2004. Poi la missione Rosetta esplorerà la cometa Wirtanen, misurando la quantità di molecole organiche in un corpo, come quello cometario, che risale all'origine del Sistema Solare.
Accanto alla ricerca e alle osservazione dell'esistente, ci saranno anche gli esperimenti di biologia che saranno svolti sulla Stazione Spaziale Internazionale, fondamentali per capire come reagiscono i microorganismi all'ambiente spaziale, per esempio alle radiazioni ionizzanti. La strategia, in teoria, è chiara: tenere gli occhi aperti per cogliere ogni possibile traccia e, nel frattempo, cercare di individuare i fenomeni biofisici in laboratorio. Quest'ultimo aspetto è importante per capire sempre meglio "come" cercare e "che cosa" aspettarci.