Lo Shuttle vola ma perde pezzi
INTERVISTA 25-2005. Alle 13.18 di oggi lo shuttle Discovery è attraccato alla Stazine Spaziale Internazionale. Ma l’attenzione è ancora rivolta soprattutto alla caduta di elementi di isolante del serbatorio che si è verificata alla partenza. Lo stesso tipo di incidente che ha provocato nel 2003 la perdita dei 7 astronauti in rientro a Terra a bordo dello Shuttle Columbia. Oltre 200 tecnici della NASA stanno analizzando 24 ore su 24 le immagini. Quali sono le conclusioni dei tecnici della NASA?
Mercoledì il responsabile della missione Hale ha affermato che per gli elementi raccolti finora, la Discovery garantisce agli astronauti un ritorno sicuro.
L’analisi delle immagini raccolte durante il lancio ha mostrato che dal serbatoio esterno dello Shuttle si è staccato un elemento di isolante lungo circa 60-80 centimetri e largo 6-8 centimetri. Inizialmente è stato identificato dalla videocamera installata sullo stesso serbatoio esterno. Le immagini, però, hanno mostrato che non ha colpito il Discovery.
A questi primi dati se ne stanno aggiungendo altri, con la speranza di accertare in modo sicuro possibili danni che non sono ancora stati rivelati.
Subito dopo il distacco dello Shuttle dal serbatoio, gli astronauti a bordo della navicella hanno fotografato il serbatoio stesso, grazie a una manovra eseguita dallo Shuttle e introdotta proprio in occasione di questo volo.
Mercoledì poi è entrato in funzione il braccio robotico della navicella statunitense, che ha compiuto una ricognizione fotografica della navicella.
Infine, prima dell’attracco, lo Shuttle si è posizionato circa 180 metri sotto la Stazione Spaziale: per circa 93 secondi i membri dell’equipaggio della Stazione, il russo Sergei Krikalev e l’americano John Phillips, hanno potuto fotografare la pancia del Discovery e la sua protezione termica. Anche queste immagini si aggiungono a quelle ottenute durante il lancio.
Nel caso dell’incidente del Columbia, le analisi avevano mostrato che il pezzo di isolante che ha danneggiato la protezione termica dello Shuttle era delle dimensioni di una valigetta 24 ore. Dopo due anni di lavoro e oltre 2 miliardi di dollari di investimenti siamo al punto di partenza?
Nel report del Columbia Accident Investigation Board, dopo l’incidente del febbraio 2003, è esplicitamente scritto (pagina 55) che la “NASA non ha compreso completamente il meccanismo che porta alla perdita di isolante in pratica in tutti i voli”.
E in effetti, in circa l’80% dei voli di cui è possibile avere immagini analizzabili, si riscontrano perdite del genere. Evidentemente la soluzione non è ancora arrivata.
Questo significa però anche un’altra cosa: il volo spaziale non ancora da considerarsi una routine. Incidenti più o meno piccoli si verificano a ogni volo. Nella maggioranza dei casi, l’esito non è disastroso, ma nel caso dello Shuttle, in almeno due casi lo è stato: i 7 astronauti morti nel 986 e i 7 morti nel 2003 sono lì a ricordarcelo.
Che cosa accade se nei prossimi giorni si dovessero scoprire danni che metterebbero in pericolo il rientro dello Shuttle?
Per quanto riguarda la salute degli astronauti il piano prevede che l’equipaggio del Discovery traslochi con le proprie riserve alimentari a bordo della Stazione Spaziale, mentre il veicolo abbandonato viene fatto rientrare e bruciare in atmosfera. A quel punto nel giro di poco tempo, tenendo conto della quantità di ossigeno e di cibo a disposizione, dovrà partire una nuova missione shuttle di soccorso per riportarli a terra.
È interessante il fatto che, almeno sulla carta, la navicella Soyuz rimarrà comunque la scialuppa di salvataggio riservata ai membri dell’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale.
Per valutare questa opportunità, che naturalmente speriamo non si debba verificare, le indagini continueranno attraverso il braccio robotico della Stazione Spaziale Internazionale, il Canadarm2.
Inoltre gli astronauti Steve Robinson e Soichi Noguchi si prepareranno per le tre passeggiate spaziali che sono previste nel corso della loro missione. E tra gli scopi della prima, c’è proprio un test di utilizzo delle tecniche che, in caso di necessità, permetterebbe loro di riparare la protezione termica dello Shuttle.
L’equipaggio è stato svegliato dalle note di “It’s a Wonderful World“ di Louis Armstrong. Ma è proprio un mondo meraviglioso quello dello Shuttle?
È un mondo meraviglioso ma non scontato né banale. Il volo umano ci permette di compiere studi scientifici e di spingere in avanti la tecnologia, stimolando sempre di più le industrie. Ancora oggi ha un’importanza strategica non trascurabile, se è vero che anche la Cina ha messo in cantiere una spedizione di astronauti sulla Luna.
In ogni caso, è chiaro che portare in orbita astronauti non è un’impresa esente da rischi. La NASA, dopo anni in cui ha sostenuto che lo Shuttle era un veicolo “operativo”, è finalmente tornata a sottolineare come lo Shuttle debba essere considerato un veicolo sperimentale. Ogni volo è un occasione di studio della navicella stessa. E questo è lo spirito con cui, oggi, dovremmo parlare del volo umano nello spazio. Con il fiato in gola, ma sapendo che ne vale la pena!
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.