Lo spazio per ridurre il gap digitale
In Italia si sta parlando molto di digitale terrestre. Ma che cosa è più conveniente: digitale satellitare o digitale terrestre?
Fino a qualche anno fa, il digitale satellitare sembrava essere l'unico modo per scambiare grandi moli di dati a costi relativamente bassi: un solo satellite può servire un'area molto estesa. Per esempio Hot Bird 3, della Eutelsat, copre l'intera Europa, l'Africa del Nord, il Medio Oriente fino a Dubai e la Russia fino a Mosca.
Dunque l'elevato costo iniziale per lo sviluppo e il lancio del satellite è successivamente abbattuto dall'ampiezza dell'utenza. Lo sviluppo delle fibre ottiche, d'altra parte, cioè di cavi in particolari fibre di vetro che sfruttano la riflessione della luce al loro interno per la trasmissione delle informazioni, ha rilanciato l'ipotesi di una tecnologia digitale su cavo.
Naturalmente cablare una città non è un problema, ma certamente cablare un continente, comprese le isole, le comunità montane, le zone rurali inizia a essere un'impresa titanica. E probabilmente inutile, proprio perché attraverso la tecnologia satellitare ci permette di superare qualsiasi ostacolo geografico.
Al momento, quindi, non è un dubbio amletico, perché non si tratta di scegliere: importa invece che si riesca a mettere a punto un servizio che sia garantito. Entrambe le tecnologie saranno utili.
La prossima settimana a Parigi, il Palazzo del Lussemburgo ospita un importante incontro per valutare il ruolo dei sistemi satellitare nella diffusione della tecnologia digitale. Che cosa ci si aspetta?
È chiaro che portare la tecnologia digitale in aree scarsamente popolate è dispendioso: l'incontro di Parigi ci darà orientamenti di strategia politica, tenuto conto della nuova collaborazione tra ESA e Commissione Europea, in previsione dell'allargamento dell'Unione Europea. Il digitale, in prospettiva immediata, sembra essere il sistema migliore per dare a tutti i membri dell'unione le stesse possibilità di sviluppo.
E quando si parla di sviluppo si intende una cosa molto concreta, perché la tecnologia digitale ha aperto un campo sterminato di possibilità non solo per le grandi utenze, ma anche per le piccole e medie imprese, verso le quali l'ESA ha una politica di promozione.
L'incontro di Parigi segue di qualche mese un grande evento fieristico che si è svolto a Versailles a fine novembre, in cui oltre 6000 sindaci di cittadine francesi hanno potuto toccare con mano le applicazioni della tecnologia satellitare.
In particolare l'ESA ha presentato due progetti-pilota: TeLeCare è un progetto di telemedicina che ha avuto ottimo successo in Canada: permette di realizzare diagnosi ed esami a distanza, mettendo in contatto infermieri e pazienti distanti centinaia di km.
Espresso for Schools, invece, è un progetto di cui avevamo parlato tempo fa ed è orientato alla scuola: 1750 scuole inglesi e oltre 400 mila studenti ogni settimana ricevono materiali didattici, come per esempio video, via satellite.
Queste sono le possibilità, ma tutti noi sappiamo che l'accesso al digitale non è facile per tutti allo stesso modo. Che cosa serve per avvicinare la realtà alla teoria?
Occorre lavorare per abbattere il più possibile i costi del lancio e delle assicurazioni, mentre per quanto riguarda la trasmissione dati siamo arrivati a un ottimo livello di servizio.
Sono stati anni molto intensi, in cui sono stati condotti molti test e molti studi sull'efficienza del digitale satellitare. Per esempio nel gennaio 2003, l'Irlanda ha avuto finanziamenti ESA per condurre una serie di prove che fornivano una connessione Internet a banda larga via satellite a zone rurali nella contea di Cork e in quella di Kerry.
Si voleva mostrare che in questo modo si potevano facilitare nuove iniziative economiche nella regione, con la crescita e lo sviluppo di servizi di didattica, di aggiornamento, di medicina, ma anche il dispaccio di informazioni e note governative che non devono più essere spedite via fax o per posta, ma che arrivano in tempo reale sul posto.
È chiaro che occorre operare affinché tutto questo non diventi un discrimine fra cittadini europei. Con questo voglio dire che fintanto che l'accesso alla Rete, per esempio, non è garantito a tutti, è chiaro che una comunità democratica non può utilizzare la Rete per servizi cruciali, di vitale importanza. Per dirlo con un paradosso, oggi non è tanto essere on-line, cioè avere l'accesso a internet che garantisce strade aperte. Ma sicuramente non averlo ne preclude molte: chiunque usa Internet, per esempio, sa che usandolo bene può semplificare in modo notevole la vita. Si può trovare casa, si può trovare lavoro. E si possono trovare anche quelle informazioni che non passano per le vie di comunicazione canoniche. Per esempio esistono riviste che sono solo on-line, che non hanno cioè diffusione cartacea.
Ma che origini ha la tecnologia digitale?
Tecnologia digitale sembra essere diventato uno slogan di moda. Si tratta invece di un metodo molto concreto di trascrivere e comunicare "informazioni" in modo molto efficiente, molto sintetico. L'origine è matematica: ogni tipi di informazione è descritto da una opportuna sequenza di numeri 1 e 0, in codice binario. Gli stessi numeri per scrivere i quali usiamo di solito le 10 cifre dallo 0 al 9, vengono tradotti in sequenze di 0 e 1. Non c'è niente di difficile, basta sapere come fare e farci un po' di abitudine.
In ogni caso il digitale nasce come matematica pura, priva di applicazioni, ed è uno dei tanti esempi di come sia impossibile prevedere immediatamente applicazioni della ricerca e quanto sarebbe miope chiedere alla ricerca di supportare solo applicazioni immediate.