MetOp , il satellite delle nove e trenta
INTERVISTA 36-2006. Giovedì 19 ottobre è stato lanciato dalla base di Baikonur il satellite MetOp, dedicato allo studio della meteorologia. Perché un nuovo satellite meteo?
In questi anni c’è stata una domanda sempre crescente di previsioni meteo più affidabili e più precise, in grado di coprire in modo puntuale il territorio.
La nostra società di basa su un mercato basato sulla competizione a livello globale: dunque sempre meno possiamo permetterci di “perdere” in efficienza – per esempio nella distribuzione dell’energia – o in produttività – come nel caso di raccolti persi a causa di condizioni meteo avverse e non previste in precedenza. Ci sono casi, per stare sul concreto, nei quali è possibile anticipare i raccolti di qualche giorno nel caso le previsioni siano sfavorevoli.
MetOp ha l’ambizione di inaugurare una nuova era nella meteorologia, tanto che il satellite che stiamo lanciando è solo il primo di una serie di tre, sviluppati in collaborazione tra ESA e EUMETSAT, l’organizzazione europea per l’utilizzo dei satelliti meteorologici, che già gestisce i satelliti Meteosat. I tre MetOp saranno lanciati ad intervalli di circa 4-5 anni, in modo da dare continuità alle osservazioni fino a circa il 2020.
Che rapporto ci sarà tra i dati forniti dal MetOp e quelli dei satelliti Meteosat, che ormai ci accompagnano quotidianamente nelle previsioni del tempo?
I Meteosat sono satelliti geostazionari, satelliti cioè che si muovono intorno alla Terra con la stessa velocità di rotazione del nostro pianeta. L’effetto è che sono sempre sulla verticale di un medesimo punto. Esiste però un’unica orbita sulla quale i satelliti possono essere geostazionari ed è un’orbita a una quota di circa 36 mila km: a quella distanza i satelliti permettono di “vedere” in pratica un intero emisfero, permettendoci di avere una visione globale delle condizioni generali meteo. Il che è utilissimo, perché le previsioni meteo dipendono da fenomeni su grande scala. D’altra parte la distanza di 36 mila kilometri appare limitante se vogliamo fare osservazioni e misure molto accurate.
MetOp invece osserverà la Terra orbitando lungo una traiettoria polare, un’orbita cioè molto inclinata che passerà sopra i poli terrestri. Questa scelta presenta vantaggi e svantaggi complementari all’orbita geostazionaria. In primo luogo l’orbita è molto più bassa: tra gli 800 e gli 850 km di quota. E questo ci permette di realizzare osservazioni molto accurate di numerosi aspetti dell’atmosfera. In secondo luogo, il periodo dell’orbita è di circa 101 minuti, nel corso delle quali la Terra ruota “sotto” l’orbita: in pratica un satellite in orbita polare in pochi giorni osserva in dettaglio l’intero pianeta.
MetOp rappresenta anche l’inizio di un progetto di cooperazione con la NOAA; l’Agenzia statunitense per lo studio dell’atmosfera e degli oceani, proprio all’indomani delle dichiarazioni del Presidente americano Bush relative a un spazio sempre più statunitense. Di che collaborazione si tratta?
La NOAA (American National Oceanic and Atmospheric Administration) ha già un satellite che osserva la Terra in orbita polare. Il MetOp è stato progettato per lavorare in tandem con il satellite USA: le orbite sono state calcolate in modo che il satellite statunitense osserverà le condizioni meteo di una zona nel pomeriggio, mentre MetOp le osserverà al mattino, tutti i giorni alle 9.30 locali. Un buongiorno dall’Europa e un inizio pomeriggio dagli USA, insomma.
Il tutto per dare vita a un servizio in grado di fornire agli utenti le informazioni meteo in tempo quasi reale, ovvero entro circa 135 minuti dalle osservazioni stesse.
Va sottolineato anche il fatto che MetOp fa parte dell’iniziativa GMES, condotta da ESA e Commissione Europea, per garantire all’Europa un accesso autonomo e indipendente alle informazioni che possono essere di rilievo politico e che riguardano ambiente e sicurezza.
Quali sono state le sfide tecnologiche principali nella costruzione di questo nuovo satellite?
Il MetOp avrà a bordo una serie di strumenti già utilizzati sui satelliti della NOAA, ma in più avrà una dotazione strumentale sviluppata dall’Europa che gli permetterà di fare un ulteriore passo in avanti raccogliendo dati di accuratezza e risoluzione mai raggiunti in precedenza.
MetOp misurerà i profili di temperatura, umidità lungo l’atmosfera, la velocità e direzione del vento sugli oceani, le concentrazioni di ozono e altri gas-traccia atmosferici. In questo modo i satelliti MetOp daranno un contributi al meteo ma anche alla comprensione del clima del sistema Terra. Inoltre, MetOp ha in dotazione anche strumenti per osservare la terraferma e la superficie oceanica, così come strumenti di ricerca e soccorso per navi o aerei in difficoltà.
Dal punto di vista scientifico, è molto interessante il fatto che gli stessi parametri (temperatura ed umidità, per esempio) saranno misurati contemporaneamente da diversi strumenti, utilizzando però tecniche diverse e lunghezze d’onda diverse: radio, microonde, infrarosso, ottico, ultravioletto. In pratica un’analisi “a colori” del nostro pianeta.
Questa molteplicità di misure di diverso genere, che si basano su aspetti fisici fra loro, può apparire una ridondanza inutile. Ma la scienza è in grado di autovalutarsi proprio utilizzando ridondanze di questo genere. Inoltre, nel caso specifico, si tratta di un aspetto cruciale per i modelli numerici che vengono usati per le previsioni meteo. A
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
I giornalisti della Rai, Lorenzo di Las Plassas e Stefano Masi, si alternano nel discutere con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.