Stazione Spaziale Internazionale: Missione Delta
Dopo mesi nei quali l’esplorazione di Marte ha tenuto banco, si torna a parlare di Stazione Spaziale Internazionale. È prevista per lunedì 19 aprile il lancio della missione Delta, a bordo di una navicella Soyuz dalla base di Baikonour. Quali gli obiettivi della missione?
Obiettivo primario della missione Delta è la sostituzione dell’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale: Gennady Padalka e Edward M. Fincke daranno il cambio ad Alexander Kaleri e Michael Foale, che sono in orbita dal 20 ottobre 2003. Con l’equipaggio, verrà sostituita anche la capsula Soyuz “ancorata” alla stazione spaziale e che permette l’abbandono della stazione in casi di emergenza e garantisce un rientro a terra rapido e sicuro.
Dall’incidente dello Shuttle Columbia, il 1 febbraio 2003, le missioni Soyuz collegano ogni 6 mesi circa la Stazione Spaziale a terra, un intervallo di tempo che ormai è diventato una specie di “turno di lavoro” degli astronauti coinvolti nel progetto.
Al cambio di turno, un nuovo equipaggio di due astronauti arriva sulla Stazione Spaziale a bordo di una capsula Soyuz. La parcheggia attraccandola alla base spaziale fin quando, 6 mesi dopo, è il momento di tornare a terra. Il vecchio equipaggio, dal canto suo, dopo un periodo di una decina di giorni in cui si effettua lo scambio di consegne, rientra a terra con la capsula Soyuz che 6 mesi prima aveva utilizzato per “andare al lavoro”.
È una specie di pendolarismo spaziale, insomma, nel quale ogni equipaggio arriva sul posto di lavoro con la propria utilitaria. Anche se naturalmente, fuori dallo scherzo, le operazioni che coinvolgono lo spazio non possono certo dirsi di routine.
Alla missione Delta prenderà parte anche un astronauta europeo, l'olandese André Kuipers, ed in suo onore la missione prende il nome del progetto che a partire dal 1958 ha portato alla realizzazione delle grandi dighe innalzate per proteggere le terre emerse dal Mare del Nord. Quali i compiti di Kuipers?
Kuipers è l’ingegnere di bordo della missione, sia per il volo di andata che per il volo di ritorno. Inoltre resterà sulla stazione spaziale per 9 giorni, durante i quali svolgerà una serie di esperimenti scientifici e di attività didattiche.
Kuipers è un medico di formazione, per cui gran parte degli esperimenti a cui si dedicherà saranno di fisiologia e biologia, indagando settori ormai “classici” della “medicina nello spazio”, come l’influenza dell’assenza di peso sulla decalcificazione delle ossa, sul funzionamento dell’apparato cardiovascolare. Oppure cercherà di identificare il ruolo del peso nella crescita di una proteina, l’actina, che ha fondamentali funzioni per la forma e il movimento delle cellule mammarie (ACTIN).
Uno degli esperimenti più curiosi è senz’altro quello proposto da due studenti olandesi, e che riguarda la produzione di energia elettrica da parte di colonie batteriche, attraverso una trasformazione che prende il via dal glucosio. Si tratta di verificare se la produzione di energia elettrica è efficiente in condizioni di assenza di peso: ci sono batteri che nello spazio si riproducono più velocemente di quanto non facciano sulla Terra. Se tutto funzionasse e se le applicazioni potranno essere realizzate, si tratterebbe di vere e proprie “batterie” organiche, inestinguibili se i batteri sono tenuti in vita e confinati opportunamente. Batteri di questo genere, per esempio, potrebbero generale l’energia necessaria ai pacemakers, prendendo il glucosio necessario dal sangue stesso del paziente. Una forma avanzata di simbiosi tra batteri e uomo. Un campo tutto da studiare.
Kuipers è un medico. Dunque gli astronauti non sono necessariamente militari, come per esempio Roberto Vittori, o fisici e ingeneri, come nel caso di Umberto Guidoni. Che corsi occorre seguire?
Se vogliamo davvero mettere piede su Marte, nei prossimi 30 anni, è chiaro che sarà necessario approfondire sempre più fisiologia e medicina spaziale. Da questo punto di vista un corso di studi come quello di Kuipers è senz’altro un buon modo per accedere a questa professione. Dopo la laurea in medicina, nel 1987, infatti, Kuipers si è subito avvicinato agli studi sull’equilibrio umano e sul disorientamento spaziale, un fenomeno che lo ha avvicinato al mondo del “senza-peso”, perché la mancanza della forza di gravità determina la perdita della percezione di “alto” e “basso” negli astronauti.
In realtà non ci sono indirizzi obbligati da seguire. Fino a oggi, il volo umano è stato di grande interesse anche per ragioni militari e la selezione degli astronauti ha risentito anche di questo. Per esempio, Fincke - uno dei due compagni di missione di Kuipers - ha studiato in accademia militare e ha proseguito la sua carriera nell’aviazione USA, specializzandosi poi in scienze planetarie. Lo stesso Padalka, comandante della missione Delta, è stato pilota dall’Air Force russa e un paracadutista con oltre 300 salti all’attivo.
Tuttavia ci sono ancora poche donne nel corpo astronautico delle agenzie spaziali. E sarebbe molto bello se, dopo il primo uomo sulla Luna, il primo astronauta a mettere piede su Marte, il pianeta che simboleggia il Dio della guerra, fosse proprio una donna. Afrodite alla conquista di Ares, insomma.
Quale il futuro della Stazione Spaziale Internazionale?
La Stazione ha avuto ritmi di crescita abbastanza regolari fino all’incidente del Columbia. Con il ritiro dal volo degli Shuttle era inevitabile che il progetto segnasse il passo, perché gli Shuttle sono le uniche navicelle che permettono di portare nello spazio alcuni elementi che sono necessari per il completamente della Stazione Spaziale.
È il caso, per esempio, del laboratorio europeo Columbus, che i suoi 7 metri di lunghezza e 4,5 di diametro richiede di essere alloggiato nella stiva dello Shuttle fino a quando la navicella non sia attraccata alla Stazione, per poi essere “montato” nel suo alloggiamento definitivo.
Il futuro quindi dipende da quanto rapidamente la NASA ripristinerà i servizi degli Shuttle: il ritorno al volo è previsto attualmente per la primavera 2005.
È, se da una parte è difficile credere a un abbandono della missione da parte dagli USA, che ha promosso e voluto fortemente il progetto fin dall’epoca in cui Presidente era Reagan, dall’altra gli USA sono molto chiari sulla necessità di completare la parte statunitense della stazione, mentre sembrano molto meno convinti della necessità di portare a compimento il progetto come era stato progettato inizialmente. Insomma, le priorità sembrano cambiate.