Un due tre... Vega!
INTERVISTA 37-2005. Con 168 lanci dalla sua fondazione, nel 1980, Arianespace è una delle principali fornitori di lanciatori per la messa in orbita di satelliti. E se il 17 novembre è stato portato a termine con successo il 24esimo lancio di un Ariane 5, nel giro di qualche anno la famiglia dei lanciatori europei si allargherà con un nuovo arrivato, Vega. A quando il primo lancio di Vega?
Il lancio di qualifica è previsto per il dicembre 2007 e il programma appare oggi in linea per rispettare questa scadenza. Vega sarà il piccolo della famiglia dei lanciatori europei: con i suoi 30 metri di altezza e 3 di diametro ha certamente fatto una cura dimagrante rispetto ai 50 metri di altezza e 5,4 metri di diametro di un Ariane5. Ma questo non significa che sia meno efficace.
Vega ha un punto molto forte: la flessibilità, una caratteristica necessaria per conquistare il mercato dei lanci su scala mondiale. Vega può lanciare carichi utili che vanno da da 300 a 2500 kg, che possono essere distribuiti su un singolo satellite o addirittura in una configurazione che prevede un satellite principale più cinque satelliti più piccoli. In questo modo crediamo di poter intercettare le richieste di lancio di micro- e mini-satelliti, satelliti cioè che hanno una massa compresa fra i 200 e i 600 kg.
Con Vega inoltre, a seconda della massa, i satelliti lanciati potranno raggiungere orbite basse (sui 400 km di quota), orbite eliosincrone ma anche su traiettorie di fuga dal nostro pianeta utilizzate da sonde interplanetarie.
Vega si propone sul mercato anche con un costo di lancio ridotto: una azienda di telecomunicazioni o una istituzione scientifica che voglia acquistare una opportunità di lancio con Vega dovrebbe poter spendere meno che rivolgendosi a un altro operatore. Perché il costo ridotto?
La politica dei prezzi è stata realizzata con una strategia molto intelligente: da una parte un contenimento dei prezzi grazie all’utilizzo dell’esistente; dall’altra una ricerca tecnologica da riutilizzare in futuro. In concreto:
a) per la base di lancio di Vega nello spazioporto di Kourou sono state ripristinate le strutture che erano servite al lancio del primo Ariane 1, risparmiando sul costo della realizzazione delle infrastrutture;
b) viene utilizzata al massimo la tecnologia già sviluppata per l’Ariane 5;
c) gran parte della ricerca tecnologica che si è resa necessaria sarà utilizzata nelle prossime versioni dell’Ariane5, che resta il più potente lanciatore europeo.
Tutto questo va a incidere in modo positivo sul prezzo del lancio, rendendo Vega appetibile sul mercato mondiale.
L’Italia ha coperto fino a oggi il 65% del costo complessivo del programma Vega. Quali sono le ricadute sulla realtà industriale italiana?
Vega è un progetto a trazione italiana, sia dal punto di vista manageriale che tecnico.
In generale le ricadute per le industrie italiane sono notevoli, a partire dalla società per azioni ELV, fondata nel 2000 dall’industria italiana Avio, che ne detiene ancora oggi il 70% e dalla Agenzia Spaziale Italiana, che partecipa con il 30%. La ELV S.p.A è il responsabile industriale per lo sviluppo dell’intero lanciatore: definizione delle caratteristiche tecniche, progetto e lancio di qualifica. Infine il team scientifico per lo sviluppo del lanciatore ha sede nello stabilimento ESRIN dell’ESA, a Frascati.
Il gruppo italiano Vitrociset, che ha oltre 60 insediamenti permanenti in tutta Italia e 5 all’estero (Germania, Olanda, Belgio e nella Guyana Francese), ha recentemente acquisito la responsabilità per la realizzazione del segmento di terra per il lancio di Vega, a Kourou. E d’altra parte la sede di dell’azienda che si trova a Kourou già aveva acquisito per il periodo 2002-06 la gestione tecnico-operativa della base di lancio dei vettori Ariane.
In ogni caso va sottolineato che se anche la trazione è italiana, il progetto Vega è un progetto complessivo dell’ESA.
La Francia, che dopo il nostro paese è il maggior contribuente, ha partecipato coprendo finora il 15% dei costi. Il rimanente è coperto dalla partecipazione di Belgio, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera.
Oltre alla gestione l’industria italiana è impegnata anche nella costruzioni di molti elementi del lanciatore: quale è il contributo tecnologico italiano?
Per esempio il motore del secondo stadio (Zefiro 23) è derivato da un motore a propellente solido che era stato sviluppato dalla Fiat-Avio, ora Avio S.p.A con un contratto dell’Agenzia Spaziale Italiana. In realtà Avio S.p.A. è il responsabile industriale per lo sviluppo dei motori di tutti e tre gli stadi (P80, Zefiro 23 e Zefiro 9).
Ma le innovazioni tecnologiche sono notevoli, a partire dal propellente usato. Il propellente solido è una miscela composita di carburante e di un particolato ossidante, tenuti insieme da un collante, di solito una gomma sintetica. Nel nostro caso, il propellente contiene meno collante e una percentuale maggiore di alluminio, che aumenta l’impulso specifico del propellente e stabilizza la combustione. Ma anche l’architettura stessa dell’ugello da cui il propellente fuoriesce è stata semplificata utilizzando materiale in fibra di carbonio leggero e di costi contenuti.
Nota:
Le interviste
Dal maggio 2000, con cadenza settimanale, RAI NEWS 24 - canale televisivo digitale della RAI dedicato all'aggiornamento in tempo reale - riserva all'ESA uno spazio di approfondimento di 5 minuti: un'intervista su una notizia di attualità legata alle attività nello spazio.
I servizi vengono ritrasmessi ulteriormente su RAI International e RAI 3. Si va dagli approfondimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, alle scoperte scientifiche dei satelliti dedicati all'astronomia, alle applicazioni concrete legate alle osservazioni della Terra dallo spazio.
Il giornalista della Rai, Lorenzo di Las Plassas, passa cinque minuti con il rappresentante dell'ESA, Stefano Sandrelli, per dare un'idea dell'argomento e per approfondirne un aspetto, in modo che, leggendo di seguito le interviste relative a uno stesso settore se ne abbia uno spaccato sempre più ampio, venendo a conoscenza di cose sempre nuove.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Simonetta.Cheli@esa.int.