L'Aurora dell'uomo nello spazio
In questi giorni ha raggiunto il punto più vicino al Sole la cometa Ikeya-Zhang, scoperta qualche mese fa e inaspettatamente rivelatasi la cometa più luminosa da cinque anni a questa parte. Come si può osservare la cometa?
La Ikeya-Zhang non è un evento spettacolare come lo sono state qualche anno fa la cometa Haykutake o la cometa di Halley. Fra l'altro la Luna è in fase crescente e naturalmente la sua luminosità ha un effetto abbagliante per coloro che vogliono scorgere la cometa.
Gli appassionati possono seguire il fenomeno dopo circa un'ora dal tramonto, quando la cometa è visibile con un binocolo a circa 20 gradi sull'orizzonte in direzione ovest nord-ovest. Per coloro che hanno qualche conoscenza delle costellazioni, ricordiamo che il 4 aprile la cometa passerà a meno di due gradi dalla galassia di Andromeda. La visibilità ad occhio nudo, comunque, dipenderà molto da quanto è buio il cielo nel luogo da dove si osserva la cometa. In ogni caso è un corpo celeste piuttosto debole anche se più luminoso di molte stelle.
Ma per gli astronomi le comete sono interessanti non soltanto per lo spettacolo che offrono, ma anche per la materia di cui sono composte: a parte l'enorme quantità di acqua che contengono, è stata misurata anche la presenza di molti composti del carbonio, come il metano (CH4) e l'acetilene (C2H2); composti dell'azoto, come l'ammoniaca (NH3) e l'acido cianitrico (HCN); composti dell'ossigeno come il metanolo (CH3OH), la formaldeide (HCHO) o l'acido formico (HCOOH). Inoltre in presenza di acqua, l'acido cianitrico (HCN) e la formaldeide (HCHO). possono produrre glicina, che è il più semplice fra gli amminoacidi esistenti in natura. E gli amminoacidi sono i mattoni con cui sono costruite le proteine, alla base della vita. È per questo che alcuni scienziati ritengono che le comete abbiano portato sulla Terra la vita, disseminandola di composti organici.
Dunque la vita dal cosmo. Ma quando, invece, saremo noi a disseminare la nostra civiltà fra le stelle? Insomma, quando metteremo piede su Marte?
L'ESA ha svolto uno studio, denominato progetto Aurora, proprio sulle tecnologie che occorre sviluppare, a partire dalle attuali, per approdare sul pianeta rosso. Secondo gli scienziati europei, ma anche le previsioni americane sono molto simili, l'uomo potrà mettere piede su Marte verso il 2030. I problemi tecnologici sono notevoli, il primo dei quali è che un viaggio per Marte, per esempio, con i motori attuali, ha una durata di 6 mesi - un anno. E le esperienze a bordo della Mir e della Stazione Spaziale suggeriscono che dopo un viaggio di 6-12 mesi, gli astronauti avrebbero consistenti modificazioni fisiologiche, tanto che molto difficilmente potrebbero essere in grado di lavorare con successo su Marte.
Nel frattempo Marte sarà visitato da una lunga serie di sonde spaziali, fra le quali il prossimo anno, la missione Mars Express, che segnerà il primo arrivo europeo su Marte. Fra l'altro la Mars Express prevede anche un atterraggio sul pianeta: un piccolo robot, il Beagle 2, sarà lanciato sulla superficie del pianeta con il compito di fare studi di mineralogia di superficie.
E un atterraggio è previsto anche su una cometa, la Wirtanen, nel 2012, sempre da parte di una sonda spaziale europea, la missione Rosetta. E infine un terzo atterraggio è previsto su una delle Lune di Saturno, Titano, da parte della sonda Cassini, trasportata fino ai confini del sistema solare a bordo della sonda americana Huygens, in una missione congiunta ESA/NASA. Come vedi, le missioni umane sono, in questo periodo, precedute da missioni automatizzate, che permettono di sperimentare le tecnologie da utilizzare per un volo con equipaggio.
Dal volo del primo satellite, lo Sputnik, nel 1957, allo sbarco sulla Luna sono passati appena 12 anni. Perché occorre attendere così tanto per lo sbarco su Marte?
Lo sbarco sulla Luna aveva un enorme risvolto politico, le risorse oggi destinate all'esplorazione spaziale sono molto minori di quelle all'epoca destinate alla conquista del nostro satellite naturale. Anche supponendo che i problemi fisiologici, come la perdita di massa muscolare e scheletrica, siano superati, rimangono altre questioni: l'equipaggio deve essere quasi del tutto autosufficiente. Aria e acqua devono essere riciclati, l'aria deve essere controllata per evitare contaminazioni, occorrono schermi particolari per proteggere gli astronauti dall'esposizione alle radiazioni.
In definitiva, oltre a migliorare per esempio le schermature o la tuta spaziale, il punto è che sembra necessario sviluppare un tipo di propulsione che consenta di raggiungere Marte più velocemente: propulsione elettrica oppure propulsione che sfrutta l'energia solare oppure propulsione nucleare. Oppure una propulsione che sfrutta le famose vele solari, come se la luce emessa dal sole fosse un vento da potersi sfruttare per la navigazione nello spazio.
Equipaggio a parte, dobbiamo tenere conto anche del fatto che comunicare con una sonda che si trova in prossimità di Marte richiede molti minuti. Dunque non è possibile intervenire da Terra in tempo reale. Occorre che la sonda sia in grado di capire la situazione e di comportarsi di conseguenza. Perciò occorre automatizzare al meglio le procedure automatiche di analisi dei dati, di guida e di navigazione della sonda, fra cui l'atterraggio stesso sulla superficie del pianeta.
Ma i pianeti come Marte possono essere utilizzati come risorse minerarie o d'energia?
Uno delle questioni dibattute è proprio legata a questo aspetto: un'astronave dovrebbe trovare le materie prime per il ritorno proprio in situ. Per esempio l'ossigeno sulla Luna potrebbe essere estratto da minerali, mentre da Marte dall'ossido di carbonio. Il satellite di Giove Europa sembra essere ricco di ghiaccio d'acqua, che potrebbe fornire sia acqua che ossigeno. Al contrario, la presenza di acqua su Marte e sulla Luna, nonostante sia stata annunciata più volte anche in tempi recenti, non è mai stata accertata in via definitiva e, allo stato attuale, è solo una speranza.
Ma è chiaro che tutto questo è strettamente legato ad analisi chimiche preliminari, che si potranno effettuare con missioni robotizzate come quelle che abbiamo nominato inizialmente. Metalli e rocce locali potrebbero essere utilizzati persino per costruire le strutture permanenti che potrebbero ospitare gli avamposti terrestri in quella che si annuncia la prima partenza per una colonizzazione del cosmo da parte dell'uomo